Quelle opere belle e invisibili nel Museo del David
Busti di Bartolini in corridoi privati e soffitte la Madonna con bambino di 800 anni fa celata «La Galleria dell’accademia sta scoppiando»
Un museo dentro il museo. Solo che non lo vede nessuno. Le sue opere sono «invisibili». È la Galleria dell’accademia di Firenze. C’è una Madonna con Bambino di Guido da Siena e adesso emana bellezza per pochi intimi in una nicchia dell’ufficio della direttrice. Perché mancano gli spazi.
La prima opera invisibile è una Madonna con Bambino. L’ha dipinta ottocento anni fa Guido da Siena e adesso emana bellezza per pochi intimi in una nicchia dell’ufficio della direttrice, tra due colonne di pietre, qualche documento, un paio di libri. La sua è una solitudine condivisa, perché basta affacciarsi sul corridoio dove scorre una libreria celeste per ammirare l’isolamento di una ventina di busti in gesso di Lorenzo Bartolini uno dei più grandi scultori dell’ottocento. Se poi si ha la fortuna di raggiungere la soffitta, ecco altre creazioni dell’esponente più importante del Purismo italiano, sepolte come improbabili reperti archeologici. Eppure non siamo a Pompei, ma alla Galleria dell’accademia di Firenze, uno dei musei più straordinari al mondo (tra i primi due in Italia), dove il David di Michelangelo troneggia nella tribuna a lui dedicata. Luogo magico, tempio dell’arte, che sta «scoppiando» per mancanza di spazi. Così, molte opere sono custodite in luoghi non accessibili al pubblico. All’accademia manca un laboratorio di restauro, la sala della didattica sta per essere chiusa per far posto agli uffici (persino la direttrice condivide il suo posto di lavoro), il punto di ristoro è un sogno e non c’è neppure l’indispensabile guardaroba.
La direttrice, la tedesca Cecilie Hollberg, ha riammodernato interi saloni, facendo abbattere assurde separazioni, ma la galleria ha bisogno di spazi per crescere. «Negli ultimi tre anni abbiamo acquisito una dozzina di opere — spiega Hollberg —. Alcune recuperate dai carabinieri del reparto tutela patrimonio culturale, altre da donazioni e il 22 gennaio apriremo una mostra per far vedere a tutti questi nuovi arrivi. Ma con la mancanza di spazi e di depositi è impossibile proseguire in questa azione importante per un museo e persino riuscire a esporre nel modo migliore dipinti e sculture di grande valore».
Una sala, la numero 4 al primo piano, è stata chiusa al pubblico per trasformarla in un improvvisato deposito. «L’ho ribattezzata la Stanza della Paura — spiega Hollberg — perché qui, in uno spazio ristretto, davanti a sculture, polittici e tele, dovremmo anche tirare fuori dalle casse d’imballo opere che magari arrivano in prestito da altri musei». Davanti alle meraviglie di Agnolo Gaddi, Jacopo del Casentino, Lorenzo di Bicci è un’operazione rischiosa.
Negli ultimi tre anni abbiamo acquisito una dozzina di opere, ma con questi spazi è impossibile continuare