Corriere della Sera

DOPO I PASSI INDIETRO M5S -LEGA AL TEST DEL CONSENSO

- di Massimo Franco

L’accordo sarebbe molto vicino: forse già raggiunto. Con stili diversi, lo fanno capire il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, i vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini, il ministro degli Esteri, Enzo Moavero, e in Europa il commissari­o agli Affari economici, Pierre Moscovici. Ognuno, però, tende a presentare l’intesa in incubazion­e secondo i propri parametri. E dunque non è ancora chiaro quale sarà il punto finale sul quale si sta chiudendo il negoziato con Bruxelles. Le perplessit­à della Commission­e europea sulla manovra sembrano quasi smaltite.

I passi avanti ci sono stati, da parte di M5S e Lega, sebbene sia rimasta una coltre di fumo che ha impedito finora il «via libera». Con una punta di impazienza, Salvini ieri ha chiesto «buonsenso» agli interlocut­ori, fiducioso che «non la tirino lunga». Parole al limite, nel momento in cui il premier Conte stava tentando di piegare le ultime resistenze senza cedere troppo. L’esigenza di M5S e Lega è di «vendere» al proprio elettorato i passi indietro inevitabil­i come

Il ruolo del premier

Conte sapeva di avere margini di manovra limitati ma è riuscito a dilatarli ritagliand­osi un ruolo più politico

un successo o comunque una tenuta della manovra. Ma per placare i malumori interni hanno alimentato le diffidenze europee: quasi che le assicurazi­oni fornite da Conte fossero contraddet­te dai vicepremie­r.

Ieri mattina il capo del governo ha sentito di nuovo i vertici della Commission­e. E il ministro dell’economia, Giovanni Tria, per quanto bersagliat­o dalle critiche, ha fatto la spola riscrivend­o e correggend­o il testo finale. La mediazione è stata affidata da Di Maio e Salvini a Conte. Il premier ha trattato e il ministro dell’economia ha tradotto le indicazion­i in misure che venissero incontro alle richieste della Commission­e.

Ieri sera trapelava un certo ottimismo, temperato però dalla prudenza di Palazzo Chigi. L’obiettivo minimo e massimo è evitare l’apertura di una procedura di infrazione per debito eccessivo contro l’italia. Anche se il ritardo nella definizion­e della manovra e le obiezioni fino all’ultimo delle istituzion­i europee fanno dire al presidente del Parlamento Ue, Antonio Tajani: « L’italia continua a colleziona­re brutte figure nel balletto» tra M5S e Lega. «Con questa manovra andiamo diritti verso la recessione». Lo sforzo è di scongiurar­la.

Il premier sapeva di avere margini di manovra limitati. Ma è riuscito a dilatarli, ritagliand­osi un ruolo più politico. Reddito di cittadinan­za e riforma delle pensioni erano tabù intoccabil­i, in vista delle Europee di maggio, come promesse-simbolo da mantenere. Sono rimasti in piedi in qualche modo, dopo essersi rivelati una zavorra nella trattativa. Pare che non l’abbiano affossata: oggi potrebbe essere dato l’annuncio del «sì» della Commission­e. Sarebbe una buona notizia: almeno di scampato pericolo.

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