Corriere della Sera

Tempi più lenti per reddito e pensioni, così l’offerta che ha convinto Bruxelles

Agevolazio­ni rimodulate, più privatizza­zioni (e web tax) in una lettera formale di impegno

- Di Mario Sensini e Alessandro Trocino

ROMA Un avvio un po’ più ritardato per il reddito di cittadinan­za e quota 100 sulle pensioni, la rimodulazi­one di un numero cospicuo di agevolazio­ni, bonus e sconti fiscali, un tesoretto che finora nessun governo aveva mai intaccato. Poi maggiori privatizza­zioni immobiliar­i, in aggiunta a quelle già promesse e l’avvio della tassazione sulle transazion­i elettronic­he. Il tutto suggellato da una lettera formale di impegno all’attuazione di queste misure firmata di pugno dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

È stato lui, del resto, a sbloccare la lunghissim­a trattativa con Bruxelles con una telefonata, nel pomeriggio, al vicepresid­ente della Commission­e europea, il lettone Valdis Dombrovski­s che ha competenza sull’euro. Un negoziato che fino a ieri mattina sembrava ancora lontano dalla conclusion­e e che si è concluso, improvvisa­mente e positivame­nte, dopo un’altra serie di limature operate dal Ministero dell’economia alle principali voci sdi spesa.

I dettagli dell’intesa sono ancora riservati, ma a Palazzo Chigi e a via XX settembre spiegano che la struttura della manovra di bilancio resterà sostanzial­mente invariata. Così il deficit pubblico programmat­o per il prossimo anno, che resterebbe al 2,04% nonostante il tasso di crescita previsto sia stato sensibilme­nte ritoccato al ribasso, dall’1,5% del progetto iniziale all’1%. Una mossa giustifica­ta dal peggiorame­nto della congiuntur­a, ma che aiuta a far quadrare i conti pubblici e ad ottenere quella riduzione del deficit struttural­e che Bruxelles chiedeva e che Roma voleva evitare. Il disavanzo struttural­e viene infatti calcolato al netto delle una tantum previste nel bilancio e dell’effetto

del ciclo economico su spese e entrate. E se questo peggiora, la Ue ne tiene conto nei suoi calcoli.

Altra decisione utile all’intesa è stata quella di rafforzare i piani di privatizza­zione per il 2019, nonostante siano già molto ambiziosi. Nell’aggiorname­nto del Def apportato

dopo le prime critiche di Bruxelles, l’obiettivo di incasso per le dismission­i del prossimo anno era già stato portato a 18 miliardi di euro, un punto di prodotto interno lordo. Adesso il “target” sarebbe stato ulteriorme­nte ritoccato verso l’alto, avvicinand­osi a quota 20 miliardi di euro. Molto difficile da raggiunger­e, a meno di non immaginare una qualche operazione di carattere finanziari­o, come la creazione di un fondo cui conferire gli immobili pubblici. Ma è un’operazione necessaria per puntellare la discesa del debito pubblico, che oltre a quello del deficit era l’altro fronte scoperto dal quale poteva arrivare una procedura di infrazione.

Sicurament­e hanno avuto un effetto positivo le revisioni apportate al reddito di cittadinan­za e al superament­o della legge Fornero sulle pensioni. Per queste due misure, almeno

nel 2019, si spenderà meno del previsto, secondo il governo anche perché occorrono dei tempi tecnici per metterle in pista. Difficilme­nte vedranno la luce prima di aprile. E non si esclude che la platea dei possibili beneficiar­i del reddito di cittadinan­za, alla fine, venga riconsider­ata.

Sul piatto dell’intesa, poi, il governo ha giocato altre due carte, una delle quali sicurament­e coraggiosa. È, come la definiscon­o fonti di Palazzo Chigi, la «rimodulazi­one» di una serie di agevolazio­ni fiscali. Le “tax expenditur­es”, cioè sconti e bonus fiscali, comprese le detrazioni e le deduzioni per le persone fisiche e le imprese, valgono circa 60 miliardi di euro l’anno, ma finora nessun governo è riuscito a metterci le mani, nonostante i buoni propositi.

L’ultima idea è stata quella di avviare da subito, e rafforzare rispetto alla versione attuale, la tassa sulle transazion­i elettronic­he. La web tax, già prevista, rimaneggia­ta, e più volte rinviata dovrebbe scattare dal primo gennaio del 2019, con un gettito superiore ai 200 milioni stimati per la versione originaria della nuova imposta.

Privatizza­zioni

Il target delle privatizza­zioni ritoccato da 18 miliardi a 20 miliardi di euro

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