Sciopero della fame, galera e secessione: «Noi, da 14 mesi nel limbo di Madrid»
Forn, ex ministro catalano: l’europa ci ascolti
PRIGIONE DI LLEDONERS Un singhiozzo spazio-temporale e l’ora dei colloqui nel carcere di Lledoners, a 60 chilometri da Barcellona, potrebbe trasformarsi in una riunione di giunta catalana. In effetti è appena uscito l’artista cinese Ai Weiwei («che vergogna vedere prigionieri politici in Europa»), però invece delle guardie d’onore ci sono i secondini.
Nella cabina 1, dietro al vetro blindato, con la cornetta dell’interfono in mano, c’è Oriol Junqueras, ex vice presidente catalano e tuttora leader di Esquerra Republicana, seconda forza di maggioranza. Dopo qualche minuto, arriva anche Raül Romeva in completo da ginnastica ultra tech, è l’ex «ministro degli Esteri». Si sistema nel box 3. Nella cabina 2, invece, è seduto l’ex «ministro dell’interno» Joaquin Forn. Nell’ottobre scorso era responsabile di 17 mila poliziotti, i Mossos d’esquadra, ora è il detenuto del Blocco 2 che usufruisce di un incontro extra familiare concesso per buona condotta. Se l’è guadagnato pulendo due volte al giorno la sala grande e frequentando i corsi di informatica e ginnastica. Tutto questo almeno sino a quando, 16 giorni fa, ha iniziato lo sciopero della fame.
Dottor Forn, come sta?
«Ho perso quasi 8 chili, ma credevo peggio. Insonnia e senso di nausea, mi dicono, sono normali. Quel che conta però è lo spirito che rimane determinato».
Perché rifiuta il cibo?
«I magistrati di Germania e Belgio hanno già stabilito che nel nostro referendum o nella dichiarazione di indipendenza non ci fu violenza. Eppure 9 politici sono in carcerazione preventiva da 14 mesi per ribellione e sedizione, roba da assalto alla Bastiglia con i forconi. Capisco che la magistratura spagnola abbia paura di