«Guardi Bambi in cella» Il cacciatore punito per la strage di cervi
La sentenza «innovativa» negli Usa: per le uccisioni illegali un anno di carcere con l’obbligo di vedere il film
N el film Bambi l’uomo non si vede mai. Ma la sua presenza, mortifera, è chiara in ogni momento. Un cartone animato singolare, il quinto classico di Walt Disney (negli Stati Uniti è uscito nel 1942, in Italia nel 1948). Per la drammaticità della storia, capace di impressionare anche gli adulti, e per il ruolo di vera «bestia feroce» del Creato attribuito all’invisibile cacciatore, responsabile della morte della mamma di Bambi.
Vi ricordate quando il maestoso papà, il Principe della foresta, dice al suo piccolo: «La tua mamma non tornerà mai più. Vieni, figlio mio»? Ecco, nelle immense distese boschive del Missouri, se attribuiamo agli animali la capacità di provare sentimenti, emozioni e attaccamento, questo «dialogo» si è ripetuto chissà quante volte a causa delle malefatte di un cacciatore (di frodo) che ha ucciso senza pietà centinaia di cervi. Perché lo ha fatto? Unicamente per impadronirsi di testa e corna, trofeo da rivendere a chi (e negli Stati Uniti questa abitudine sembra dura a morire) si diletta ad appenderli sulle pareti di casa. Il resto degli animali massacrati? Lasciato a marcire inutilmente tra gli alberi.
Non c’è un lieto fine in questa vicenda. Se non che il giudice Don Trotter della Contea di Lawrence, nello Stato del Missouri, ha condannato il responsabile, David Berry (arrestato insieme ai complici: il padre e il fratello), a un anno di prigione ma, soprattutto, a una pena accessoria che ha del geniale. Il (perfido) cacciatore, infatti, a partire da sabato, dovrà obbligatoriamente guardarsi, mentre si trova nel carcere distrettuale, il film di Walt Disney che pochi nel mondo non conoscono: Bambi, appunto.
Chissà se il signor Berry — che ha percorso i boschi del Missouri (e anche del Canada), arma in spalla, per gli ultimi tre anni — sarà toccato dalle immagini che hanno dato vita ai personaggi della fiaba originale dell’austriaco Felix Salten: il coniglietto Tamburino, la moffetta Fiore, l’amico Gufo e, soprattutto, la cerbiatta Faline dagli occhi dolci, destinata ad innamorarsi (ricambiata) di un Bambi ormai pronto per prendere il posto del padre come Principe della foresta. Non ci contiamo molto, per la verità, e forse nemmeno il giudice che si è inventato questa soluzione. Tuttavia, proprio a scanso di equivoci (si tratta pur sempre di una condanna penale), nella sentenza si legge come il film dovrà essere visto e rivisto «almeno una volta al mese» dal reo. Dunque, se non si farà commuovere dalle avventure degli abitanti dei boschi, David Berry potrà alla fine «beneficiare» di un effetto «Arancia meccanica». Quale? Nessuna violenza, per carità. Ma il capolavoro di Stanley Kubrick (1971) si ricorda anche per l’ingegnoso sistema di rieducazione dei «Drughi»: la visione coatta di immagini con scene di brutalità capaci alla fine di ingenerare repulsione per quegli atti. Un film visionario, quello di Kubrick, ispirato all’omonimo romanzo distopico di Anthony Burgess (1962).
Dunque, all’uccisore seriale di splendidi animali, al cacciatore di frodo, la visione di Bambi, siamo certi, non farà che bene.
Contro la legge
Gli animali venivano abbattuti illegalmente solo per fare «trofei» con le loro teste