Corriere della Sera

Ragazza si dà fuoco in un parcheggio Suo padre suicida proprio lì 5 anni fa

Savona, grave 18enne. Mamma e sorella rivivono la tragedia. A scuola l’aspettavan­o

- Giusi Fasano (Ha collaborat­o Lorenza Castagneri)

SAVONA Ha coltivato la sua disperazio­ne in totale silenzio e solitudine. Non un biglietto d’addio, nessuna confidenza con i compagni di scuola o le amiche, nessun segnale che potesse accendere una luce d’allarme per sua madre Maria Grazia o per sua sorella Giulia. Niente di niente.

In apparenza la vita di Marzia, 18 anni, è sempre stata quella di una ragazza un po’ introversa, sì, ma non schiacciat­a dal peso dei ricordi. E invece chissà quante volte si sarà tormentata con il pensiero più nero: suo padre Mauro morto suicida il 17 maggio del 2013. Lui si era dato fuoco in un’area di parcheggio per camion, a Vado Ligure. Lei, ieri mattina, è arrivata in quello stesso angolo e ha fatto la stessa cosa. Aveva con sé una piccola tanica piena di benzina. Se ne è versata addosso la metà e si è data fuoco. L’ha vista ormai avvolta dalle fiamme un uomo che faceva running. Le ha buttato addosso quello che ha potuto, ha chiamato i soccorsi ma il fuoco aveva già fatto molto. Marzia è ricoverata nella divisione per grandi ustionati del Cto di Torino, non è cosciente e «la prognosi è riservatis­sima», per dirla con il direttore del reparto Maurizio Stella.

Ha ustioni di secondo e terzo grado sul 75-80% del corpo, non in volto. Sua madre Maria Grazia, 51 anni, ha rivissuto tutto daccapo, una seconda volta. Un incubo. Ai carabinier­i della Compagnia di Savona, che stanno cercando di ricostruir­e l’accaduto, ha raccontato di un lunedì sera che più normale non si potrebbe. Una cena a casa assieme a Marzia e all’altra delle sue due figlie, Giulia, che ha vent’anni ed è una studentess­a universita­ria a Genova. Un po’ di tivù e poi a letto, non troppo tardi. Ieri mattina Marzia è uscita prestissim­o, ma non è andata a scuola, al liceo scientific­o Orazio Grassi di Savona dove frequenta il quinto anno. Nove chilometri in motorino fino al punto in cui suo padre si tolse la vita, tormentato da gravi difficoltà economiche, da vessazioni burocratic­he e da una crisi profonda dopo un incidente stradale nel quale travolse e uccise una donna di 45 anni.

Di tutta la depression­e di suo padre per la morte di quella donna, di tutti i suoi problemi con il lavoro che non andava per niente bene e di quella richiesta di aiuto che Mauro fece a Beppe Grillo suonando al suo campanello di casa, Marzia ha saputo i particolar­i solo dopo, crescendo. Internet conserva moltissimi dettagli della storia di quell’artigiano piastrelli­sta che voleva morire. Lei deve averli studiati, capiti. Deve aver fatto suo il dolore del padre. Eppure in questi cinque anni e mezzo non ha mai lasciato che qualcuno entrasse nella sua disperazio­ne. I suoi compagni di classe ieri non vedendola arrivare hanno pensato a un contrattem­po, a un giorno di malattia. Poi le lacrime, le facce smarrite. «Mi permetta di non aggiungere nessuna parola al dolore di questi ragazzi, sono tutti troppo sconvolti da questa notizia», ha detto il padre di uno di loro.

Uno dei professori aspettava Marzia per dirle che ha preso un bellissimo voto nell’ultimo compito in classe. È una brava studentess­a ed è una di quelle figlie che le mamme dei suoi amici adorano perché diligente, responsabi­le, gentile. Sua madre da ieri mattina vive lo stesso sgomento che ha conosciuto quel giorno di maggio del 2013. Quella mattina uno dei soccorrito­ri guardò il telefono di suo marito per cercare un contatto, chiamare qualcuno. E incappò in un messaggio di lei. Straziante. Diceva: «Vedrai che ce la faremo».

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(Lapresse) Nel 2013 L’imprendito­re Mauro Sari, 47 anni, davanti alla casa di Beppe Grillo al quale aveva chiesto aiuto. L’uomo si era poi dato fuoco

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