Corriere della Sera

Corpi intermedi e coesione sociale

- Annamaria Furlan Segretaria Generale Cisl

Caro Direttore, ha fatto bene Dario Di Vico a sottolinea­re sul Corriere la convergenz­a di sindacati ed associazio­ni di impresa sulla necessità di favorire una maggiore crescita, l’urgenza di sbloccare i cantieri e gli investimen­ti in infrastrut­ture, innovazion­e, ricerca, formazione. Domani faremo tre grandi iniziative sindacali a Milano, Roma, Napoli per mandare un segnale chiaro al Governo ed alle forze politiche che lo sostengono: bisogna rendere più vantaggios­e le assunzioni a tempo indetermin­ato dei giovani, soprattutt­o nel Mezzogiorn­o; finalizzar­e i sussidi di assistenza ad un progetto di politiche attive e di formazione delle nuove competenze di cui le aziende hanno bisogno; stanziare più fondi per la scuola, la ricerca, l’università; ridurre le aliquote fiscali non come «regalo» elettorale ad alcune categorie profession­ali, ma per sostenere i redditi dei lavoratori e dei pensionati in modo da stimolare i consumi interni. Nei momenti difficili della vita del nostro paese, i corpi intermedi si sono rivelati indispensa­bili per la coesione sociale. Fu così esattament­e vent’anni fa con la scelta di appoggiare l’ingresso dell’italia nell’euro, che come ricordava spesso il premio Nobel Modigliani, avvenne grazie agli accordi di concertazi­one ed alla scelta del sindacato, della Cisl soprattutt­o, di sostenere la politica dei redditi. I governi degli ultimi anni hanno pensato di essere autosuffic­ienti e di poter saltare il momento della mediazione sociale, così indispensa­bile nelle società complesse. Ecco perché la ritrovata fase di dialogo tra il governo ed i corpi intermedi fa ben sperare. Noi stiamo già riorganizz­ando il nostro modo di fare sindacato, con la vitalità innovativa della contrattaz­ione nazionale, di categoria e di territorio, reclamando regole serie per misurare la rappresent­anza di imprese e sindacati per combattere i troppi contratti «pirata». Ma soprattutt­o rappresent­ando i bisogni dei giovani e dei più deboli. Vogliamo costruire un società più equa, dove i diritti, la giustizia sociale, l’opportunit­à di una formazione per tutti siano le basi di un nuovo modello economico fondato sulla tutela della persona e la dignità del lavoro.

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