Dalla Francia «Sette uomini a mollo», storia di un riscatto
Costume da bagno, infradito, cuffia di plastica. Per dirla con Totò, la «livella» dell’estetica si incarna in piscina. Pancetta, spalle cadenti, pettorali flaccidi. Corpi senza trucchi e senza inganni. Quel che si appare si è: Sette uomini a mollo, come dice il titolo del film di Gilles Lellouche che esce domani, protagonisti un team di attori di grande bravura e ironia, che stavolta rinunciano al loro talento di seduttori per dar vita a un gruppetto di maschi in crisi di mezza età: poco amati, molto maltrattati, respinti dalla vita, dal lavoro, dalle donne. Come Bertrand (Mathieu Amalric), disoccupato da due anni, che al mattino fa colazione con un pappone di latte e antidepressivi. Finché per caso scopre in piscina l’esistenza di una squadra di nuoto sincronizzato maschile. Sport di cui non sa nulla, ma non avendo di meglio ci prova. Ragionamento che devono aver fatto anche gli altri del gruppo acquatico, vedi Laurent (Guillaume Canet), lasciato dalla moglie, un figlio balbuziente e una madre fuori di testa. Vedi Marcus (Benoît Poelvoorde), piccolo imprenditore mitomane sommerso dai debiti, o Simon (Jean-hugues Anglade), rockettaro ridotto a lavare i piatti nella scuola di sua figlia.
Uomini alla deriva, delusi, vulnerabili. Ma pronti al riscatto attraverso l’inatteso, un po’ come gli operai spogliarellisti di Full Monty. «I veri eroi sono i perdenti capaci di rialzarsi — sostiene Lellouche, 46 anni, volto noto del cinema francese, attore in più di 60 film e ora regista di uno tutto suo —. Una commedia che va contro il pensiero dominante, il dover allinearsi al diktat del successo, della carriera, di un fisico sempre smagliante. Chi non ce la fa, è tagliato fuori». E allora, se il