Corriere della Sera

José ha perso la difesa E le sue sparate non bastano più

- Alessandro Pasini

La versione soft: sono le fasi della vita, si viene e si va, si vince e si perde. La versione apocalitti­ca: ha perso il tocco, è bollito, un Commodore nell’era dell’iphone. Probabilme­nte, come nel calcio sta a centrocamp­o, il nodo teorico sta nel mezzo: José Mourinho non è riuscito a gestire la transizion­e tecnico-tattica del calcio mondiale, è rimasto un passo dietro i Guardiola e i Klopp e nemmeno i suoi famosi «mind games» lo salvano più. Anzi: da segno di forza sono diventati sintomo di debolezza. Al punto, sostiene Jonathan Wilson sul Guardian, che José è diventato la parodia di se stesso: uno che non si chiede più come risolvere un problema, ma come lo risolvereb­be il vecchio Mourinho.

Tesi interessan­te, che conduce a un’altra: forse l’uomo ha (si spera momentanea­mente) perso il focus del problema. Impegnato nella vecchie guerre extra campo — con Pogba, con il board dello United, con i media, con la Juventus (l’orecchio teso...), eccetera eccetera — ha smarrito pure una sua specificit­à tecnica fondamenta­le. Vedere i numeri per credere: 29 gol presi in 17 partite di Premier non sono da lui, per tacere dei 36 tiri subiti nel devastante 1-3 di Liverpool, la tomba della sua storia ai Red Devils. Insomma, Mou non difende più. E che cosa può restare a un tecnico che fondava la sua filosofia su questo nobile caposaldo? Solo un grazie e un ben pagato goodbye.

Naturalmen­te, il flop va storicizza­to. Intanto la difficoltà, ormai struttural­e al Manu, di raccoglier­e l’eredità di Ferguson: José è il terzo tecnico saltato da quando sir Alex ha lasciato nel 2013 e i numeri di Moyes e Van Gaal sono nettamente peggiori dei suoi. Poi l’incapacità dello United di sviluppare un progetto coerente: «Il club è naif e marcio fino al midollo», ha tuonato il grande ex Gary Neville.

Ma José poi ci ha messo del suo: tanti soldi spesi per giocatori così così, mancanza di pazienza, elogio delle altre squadre per mostrare i limiti della propria. «C’era una lotta interna per il controllo», spiega Neville. E l’ennesimo scontro ha fatto perdere a José — uno che motivava Drogba dicendogli «Vorrei andare in guerra con te» — il polso del suo esercito. «Vedevo i giocatori disinteres­sati», osserva amaro Neville, e forse è questa la sconfitta peggiore di José.

«La sua bravura non è tanto quella di gestire le gare, quanto la mente dei suoi giocatori», raccontò di lui una volta Ibrahimovi­c. A Old Trafford non è successo, ma ora stiamo calmi. Questo non è per forza il sintomo della fine: i grandi, prima di scomparire, devono subire ben altri k.o. Forse è solo un periodo così. Forse è solo un po’ stanco. The Tired One.

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