La reporter Ünker e il bavaglio turco
Èstata condannata a tredici mesi e quindici giorni di reclusione per aver «calunniato un funzionario pubblico». La sua colpa? Nel quadro dell’inchiesta internazionale «Panama Papers», Pelin Ünker — che fa parte del Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi (Icij) — ha pubblicato sul quotidiano Cumhuriyet un articolo, basato su una documentazione inequivocabile, nel quale si mettono in luce i legami dei due figli dell’ex primo ministro Binali Yildirim con cinque compagnie offshore registrate a Malta. «Mi aspettavo quello che è accaduto: è il prezzo del buon giornalismo» è stato il suo commento in un’intervista a taz.gazette.
Pelin Ünker, che ha fatto ricorso in appello, non ha paura di andare in carcere se in una prossima udienza verrà presa una decisione in questo senso. «Continuo il mio lavoro e la mia vita di ogni giorno. Cerco di non preoccuparmi. Dopo il processo sono tornata a casa e ho passato la giornata con mio figlio e mio marito», ha detto a Deutsche Welle, della quale è la corrispondente da Istanbul. Le dà forza la convinzione di «non essere sola» e la speranza che le cose possano cambiare in Turchia grazie al lavoro coraggioso dei giornalisti.
Non è certo la prima volta che il regime di Recep Tayyip Erdogan sceglie di utilizzare il pugno di ferro contro la stampa. Alla fine dell’anno scorso i giornalisti in carcere erano 68, tutti accusati di crimini contro lo Stato. Adesso si trattava di proteggere Yildirim, che ha ricoperto l’incarico di premier fino all’entrata in vigore della riforma istituzionale che attribuisce al presidente la guida dell’esecutivo. Non è rimasto comunque disoccupato, perché è stato eletto alla guida del Parlamento e si presenterà candidato a sindaco di Istanbul per Partito della Giustizia e lo Sviluppo (Akp), la formazione politica conservatrice fondata nel 2001 dallo stesso Erdogan.
Il leader turco è un uomo che non può essere criticato: il reato di «insulto al presidente» prevede quattro anni di reclusione e viene normalmente usato, come ricorda Le Monde, per consentire la repressione. Intanto, lontano da Ankara, c’è chi vorrebbe che i giornali pubblicassero solo articoli in cui si dice che tutto va bene per il governo. Lasciando sola Pelin Ünker.