Corriere della Sera

Il calcio riparte dai cori razzisti

Roma, i filmati al vaglio della Digos. Ancelotti: è il regolament­o che impone di interrompe­re le partite

- di Rinaldo Frignani

Ancora cori razzisti allo stadio. Una decina gli ultrà individuat­i durante Lazio-novara di Coppa Italia.

ROMA A tradirli questa volta è stato il fatto che l’olimpico fosse mezzo vuoto. Ieri pomeriggio l’eco dei loro cori ha raggiunto lo stesso anche gli angoli più distanti dalla curva Nord laziale. «Su cantiamo tutti insieme, gialloross­o ebreo», è questo lo slogan antisemita per il quale tuttavia nel dicembre 2016 il gip Ezio Damizia assolse due ultrà biancocele­sti che l’avevano intonata durante un Lazio-catania di tre anni prima perché «il fatto non sussiste: l’espression­e ha la finalità di deridere la squadra avversaria ed è ricollegab­ile allo storico antagonism­o» con i romanisti, spiegò il giudice. Decisione confermata dalla Cassazione che respinse il ricorso della Procura perché tardivo. Da più parti avevano avvertito che ci sarebbe stato il rischio di sdoganare questo genere di cori. Non si può dire che non sia successo.

Così anche Lazio-novara di Coppa Italia di ieri fa notizia, più che per la facile vittoria Sugli spalti Alcuni dei tifosi della Lazio ieri in Curva Nord all’olimpico di Roma durante la sfida Lazio-novara della squadra di casa, per l’ennesima offesa sulla quale la Digos sta già indagando, che arriva dopo gli scontri a Prati con la polizia la notte del compleanno della Lazio il 9 gennaio scorso e i volantini antisemiti questa volta contro laziali, napoletani e Israele distribuit­i proprio in quelle ore e firmati da un gruppo romanista della Balduina. Dai primi accertamen­ti, anche con la visione dei filmati delle telecamere interne all’olimpico, ieri a intonare quel coro e altri due contro ex giocatori della Roma («Questa Roma qua sembra l’africa») e prima ancora contro i carabinier­i, sarebbero stati una decina di giovani nella curva laziale: rischiano, sempre che non abbiano precedenti, una denuncia per violazione della legge Mancino e un lungo daspo.

Per sentire e capire quello che hanno cantato al 29’ del primo tempo — proprio perché il gruppetto era composto da poche persone —, la polizia ha ascoltato più volte le registrazi­oni ambientali fino ad avere la conferma di quello che era stato detto.

In mancanza di flagranza la partita non è stata sospesa. «Faccio parte di quel 98% di spettatori che i cori non li ha sentiti. Se ci sono stati, la società condanna qualsiasi tipo di coro razzista e antisemita, ma bisogna anche valutare le dimensioni del fenomeno senza ingigantir­lo. Credo ci sia una forma di psicosi», afferma il portavoce della Lazio, Arturo Diaconale, già membro del cda Rai.

Dello stesso avviso il vicepresid­ente del Consiglio regionale del Lazio Giuseppe Cangemi, presente allo stadio: «Gli unici cori offensivi sono stati quelli dei tifosi del Novara contro la Lazio e il presidente Lotito». E il direttore del Tg5 Clemente Mimun twitta: «Mi sottoporrò a un esame audiometri­co visto che ero all’olimpico e non ho neanche percepito cori razzisti. Altrimenti me ne sarei andato. Ma se una pattuglia di decerebrat­i lo avesse fatto la ricetta è semplice: vanno identifica­ti e puniti con il daspo a vita».

Sulla sospension­e delle partite — che il ministro dell’interno Matteo Salvini vorrebbe eliminare e la Lega calcio no — è intervenut­o il presidente dell’assocalcia­tori Damiano Tommasi per il quale «non ci sono soluzioni magiche: dobbiamo essere tutti dalla stessa parte per far interrompe­re i cori e non le partite. E soprattutt­o bisogna puntare a normalizza­re un ambiente che si sta guastando».

Per il tecnico del Napoli Carlo Ancelotti il razzismo è «un problema del calcio italiano. È un fenomeno debellato nella maggior parte degli altri Paesi, noi siamo indietro ma non ci dobbiamo scoraggiar­e: nessuno ha detto di sospendere le partite, ma il regolament­o prevede l’interruzio­ne e a Milano non è stato rispettato. Vogliamo che si applichi il protocollo».

Il precedente

Per lo stesso slogan due ultrà biancocele­sti finirono a processo Ma il giudice li assolse

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