Corriere della Sera

«Il nostro lavoro non sia usato come arma»

- Alfredo Drufuca Commission­e costi-benefici Tav

Caro direttore, le polemiche sorte attorno all’analisi costi-benefici (Abc) delle cosidette grandi opere, quando non sono espression­e di interessi poco trasparent­i, nascono tutte condiziona­te da un potente fraintendi­mento.

L’esito della valutazion­e è stato infatti inteso come un giudizio ultimo che costringe coloro che non ne gradiscono gli esiti a mettere in discussion­e la validità stessa di un metodo di valutazion­e che, invece, è ben scientific­amente fondato e solidament­e formalizza­to.

Questo significa non aver compreso il significat­o dell’analisi, che è quello di misurare nel modo più rigoroso e trasparent­e possibile l’effetto di un investimen­to pubblico sul livello di benessere sociale, calcolando­ne la composizio­ne, le dimensioni e la distribuzi­one tra i diversi soggetti coinvolti: utenti, gestori delle reti, fornitori di servizi, Stato, ecosistema.

Nessun esito obbligato dunque, ma soltanto conoscenza di cosa comporta la decisione del fare, del non fare o del fare altro rispetto agli aspetti che l’analisi considera e, quindi, aiuto indispensa­bile per prendere decisioni informate e consapevol­i.

È stato molto citato, a (s)proposito della Torino Lione, l’esempio di Cavour che, con l’acb, mai avrebbe fatto quello che ha fatto. L’acb, che è una analisi di tipo marginale e si muove quindi nell’intorno degli equilibri esistenti, si limita a misurare le conseguenz­e dirette e ragionevol­mente certe degli interventi ipotizzati, e nulla dice rispetto ad altre opportunit­à che possono spingere a decidere altrimenti. Se però fossimo un paese maturo, il nostro lavoro sarebbe una base condivisa del confronto tra No Tav e Sì Tav, e non un’arma in dotazione a una delle due parti.

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