Banchetti e primarie Il Pd prova la risalita (ma litiga sul simbolo)
Martina a Zingaretti: allargare non è annullarsi Pisapia: «Stesso clima del ’94, ma nel ’96 vincemmo»
Il Partito democratico torna in piazza e prova a recuperare il tempo perduto in questi mesi, quando Lega e Movimento 5 Stelle hanno tenuto banco sia sui media sia nei sondaggi, facendo sprofondare quel che resta del centrosinistra. Il ritorno è avvenuto in quasi duemila piazze, per protestare contro la manovra economica del governo e provare a mettere le basi della ripartenza in vista della prossima campagna elettorale europea.
A dare un po’ di ottimismo ci prova l’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia: «Stiamo vivendo lo stesso clima che si verificò dopo la sconfitta del 1994. Eravamo disperati, convinti che per due o tre generazioni non si sarebbe potuta avere una svolta nella politica. Nel 1996 abbiamo vinto».
E allora si riparte, provando a non dividersi troppo e a trovare base comuni. Paolo Gentiloni, da Roma, spiega: «Alle Europee, che sono una tappa fondamentale della riscossa, dovremo andare con una lista unitaria». Ma se su quest’ultima i consensi sono molti, il problema si pone sull’identità del Pd e sull’uso o meno del simbolo. Al quale il candidato alla segretaria Maurizio Martina non intende rinunciare: «Allargare non vuole dire annullarci. Dobbiamo lavorare con tante energie del Paese che dicono no al governo. Non dobbiamo rinunciare al simbolo». Roberto Morassut lo attacca: «Martina è più oscillante di un metronomo. Solo un mese fa voleva i Democratici». Gentiloni, su questo punto, non scioglie la riserva: «Se ci sarà o meno il simbolo, si discuterà nel Pd e con chi parteciperà a quest’operazione».
Zingaretti, evocando il renzismo, spiega: «Dobbiamo chiudere la stagione iniziata con l’illusione del partito del leader e puntare a un partito con un leader». Quanto alle alleanze, «serve un partito proiettato all’esterno», ma non «un’alchimia di partitini». La direzione è la stessa indicata da Giuseppe Sala: «Ha ragione il sindaco di Milano — spiega il governatore laziale — quando ha lanciato l’idea di un nuovo pensiero di sinistra». Al centro il presidio potrebbe essere di Carlo Calenda, che sta preparando un manifesto e che lavora con +Europa, nella speranza di lanciare un soggetto nuovo. L’ex ministro dell’industria si è incontrato con Martina e Zingaretti ma esclude una lista del Pd che sia allargata anche a Leu. A sinistra, invece, Laura Boldrini, che è uscita da Liberi e uguali, guarda con interesse a Zingaretti. +Europa terrà il suo congresso tra il 25 e il 27 gennaio. È sceso in campo, dopo molto indugiare, Marco Cappato, che sfida Benedetto Della Vedova. La tentazione di Cappato è quella di sciogliere le tre componenti (Radicali italiani, il Centro democratico di Tabacci e Forza Europa) in un soggetto non più federato. Ma si porrà, considerando anche lo sbarramento del 4 per cento, la prospettiva in una lista unitaria del Pd, con Calenda.
Il presidente del Lazio «Chiudiamo la stagione del partito del leader. In passato abbiamo discusso troppo poco»