Ottantamila gilet gialli, la protesta riprende forza
«Nono atto» tra la capitale e il resto del Paese. Duecento fermati e aggressioni ai giornalisti
Il «nono atto» della protesta dei gilet gialli conferma che dopo la pausa delle vacanze di Natale il movimento sta riprendendo forza. Ieri 84 mila persone sono scese in piazza a Parigi, Bourges — centro geografico della Francia — e nel resto del Paese. Nei due sabati precedenti erano stati 32 mila e 50 mila. Siamo lontani dai 282 mila della prima manifestazione del 17 novembre, ma è chiaro che le misure promesse dal governo — 10 miliardi in favore del potere d’acquisto — non sono servite a svuotare la protesta.
Grazie a un grande spiegamento di poliziotti e gendarmi, circa 80 mila in tutto il Paese, i danneggiamenti sono stati limitati. Ma circa 200 manifestanti Scontri
Un gilet giallo mascherato, un sanpietrino in mano, ieri, nel centro di Bourges sono stati messi in stato di fermo, di cui la metà a Parigi.
La rivolta sta diventando cronica, un rito al quale partecipa una frazione ridotta della popolazione francese ma che fa mobilitare risorse ingenti e domina l’agenda politica. Martedì 15 gennaio il presidente della Repubblica Emmanuel Macron darà il via al «grande dibattito nazionale» su Internet e in riunioni pubbliche per ascoltare le rivendicazioni dei cittadini. Ma lo slogan più ripetuto ieri nei cortei era ancora una volta un definitivo «Macron démission», richiesta impossibile da valutare per un presidente che solo venti mesi fa prese 20 milioni di voti in elezioni libere e democratiche.
Una troupe di giornalisti del canale all news LCI è stata aggredita a Rouen, e si segnalano molti altri casi di giornalisti insultati e minacciati perché «dalla parte delle élite». Le reti tv però subiscono critiche anche da parte di chi è contrario ai gilet gialli, perché vengono accusate di offrire un’attenzione enorme, sproporzionata, al movimento.