Corriere della Sera

La favola triste dell’ex re delle serre morto di stenti assieme al suo cane

Padova, Vittorio Mazzucato aveva 74 anni: le utenze tagliate per morosità

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La vicenda

● Vittorio Mazzucato, ex vivaista ed erede in rovina della storica azienda Serre Italia Mazzucato, è stato trovato morto (a 74 anni) assieme al suo cane yorkshire, in un’imponente villa in stato di abbandono a Padova

● Il corpo dell’uomo era nel seminterra­to dell’edificio (in stile razionalis­ta e gravato da ipoteche) che, visto dall’esterno, pareva disabitato. Nel giardino incolto c’erano le carcasse di una vecchia Fiat 500, di una Dyane 6 e di un furgone

● La morte è dovuta a «cause naturali» che hanno provocato l’arresto cardiaco. Il cagnolino è forse morto di stenti dopo aver vegliato il padrone

● Alla morte della sorella, nel 2000, l’uomo era stato travolto dai debiti PADOVA Ora che il fantasma di via Jacopo Facciolati 37 se n’è andato per sempre, a Padova restano soltanto i ricordi delle sue sporadiche apparizion­i, le leggende sulle sue fuoriserie storiche e sui suoi patrimoni perduti, il rimpianto di non avergli mai chiesto se avesse bisogno di qualcosa. Vittorio Mazzucato, 74 anni, è svanito, silenzioso e invisibile com’era vissuto negli ultimi diciott’anni, lasciando le spoglie sue e del suo yorkshire nello scantinato della maestosa, decadente villa bianca in stile razionalis­ta della prima metà del secolo scorso, gravata da ipoteche.

Sono stati ritrovati vicini, padrone e cagnolino, nel seminterra­to della casa che, dall’esterno, sembra disabitata da tempo, con i muri ammuffiti, le tapparelle abbassate, il giardino incolto, le carcasse di una vecchia 500 blu, di un furgone rosso e di una Dyane 6 azzurra abbandonat­e sul retro, assieme a un attrezzo da palestra e altre cianfrusag­lie. Neanche alla sera i dirimpetta­i vedevano filtrare luce dalle finestre. A Vittorio Mazzucato, erede in rovina di una delle storiche aziende venete, le Serre Italia Mazzucato, fondate nel 1948, erano state tagliate per morosità le forniture di gas ed elettricit­à, mentre lui si era incaricato di tagliare quasi tutti i suoi rapporti con il mondo, con qualche eccezione, come il cugino ottantenne che quattro giorni fa è andato di persona alla villa a cercarlo e si è infine convinto a chiamare la polizia.

Il corpo del padrone di casa era per terra, con indosso il giaccone e la sciarpa, come se si preparasse a uscire, vicino al cestino di vimini dove si era addormenta­to per sempre anche il suo yorkshire. «Arresto cardiaco» ha stabilito il medico legale, con una formula che chiude le indagini sulla «morte per cause naturali» dell’uomo, ma non racconta la solitudine, il freddo e gli stenti che sono stati fatali alla coppia. Per archiviare il caso non serve sapere chi dei due sia morto per prima: se Vittorio Mazzucato, d’infarto, quando si è reso conto della perdita del suo cagnolino o se piuttosto se ne sia andato prima l’uomo e il piccolo yorkshire lo abbia vegliato per poi rintanarsi nella cuccia in attesa di seguirne il destino. Certo nessuno dei due aveva voglia di vivere senza l’altro.

È possibile che si fossero rifugiati nel locale accanto al garage in cerca di qualche grado di tepore in più, anche se le stanze padronali, disadorne e gelide, portano ancora tracce recenti del disordine di un uomo anziano e solo. Vittorio Mazzucato aveva smesso da tempo di combattere le avversità della vita. Forse da quando, nel 2000, era mancata la sorella ed era rimasto con una montagna di debiti a ricorrere invano contro i provvedime­nti di sequestro dei terreni vicini, dove c’erano i vivai e dove adesso si è installato un supermerca­to.

Mario Fiorino, il fruttivend­olo dall’altro lato della strada, ricorda bene quando quelle serre erano piene di piante e fiori importati da Paesi lontani, ma non rammenta con precisione l’ultima volta che ha visto passare il loro antico titolare: «Era quasi sempre in bicicletta, ma senza il cane. Gli abiti erano lisi e trascurati, ma al collo aveva sempre la cravatta e sulla testa una specie di papalina. Si capiva che era un signore distinto. Ma è vero che nel garage ci sono ancora due Ferrari d’epoca?».

Patrizio Bertin, il presidente dell’associazio­ne dei commercian­ti di Padova, è troppo giovane per aver frequentat­o l’imprendito­re negli anni 80, quando «era miliardari­o e inviare un bouquet di Italia Mazzucato era un gesto di classe come offrire un gioiello di Bulgari». Ma da ragazzo vedeva sfrecciare i furgoni per le consegne con il nome della ditta sulle fiancate, simbolo di successo: «Il negozio era nella Montenapol­eone di Padova, via San Fermo — racconta —, l’intero palazzo era di proprietà della famiglia».

Ora anche il caseggiato verde menta nella centraliss­ima via pedonale mostra i suoi anni: la boutique di fiori griffati ha lasciato il posto a un negozio di ottica; e gli uffici, a una scuola di danza, un parrucchie­re e un’agenzia immobiliar­e. «Resta da capire — commenta allusivo il presidente di Ascom — chi abbia aiutato Mazzucato a dissipare tutto. Era sparito, e non avrei mai immaginato che vivesse ancora nella villa. Lo credevo ricoverato in qualche istituto, non un clochard in casa sua».

La parabola

Da giovane amava le auto d’epoca, negli anni però aveva ipotecato tutto e si era isolato

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Anti Hiv Simone Aiuti e Rosaria Iardino
 ??  ?? L’abitazione La villa di Vittorio Mazzucato in via Facciolati a Padova (foto di Marco Bergamasch­i)
L’abitazione La villa di Vittorio Mazzucato in via Facciolati a Padova (foto di Marco Bergamasch­i)

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