Corriere della Sera

Katia Villirillo, l’agguato e la resistenza: mentre scrivo sento ancora il tuo profumo

- Katia Villirillo (testo raccolto da Giusi Fasano)

Giuseppe Parretta, 18 anni, fu ucciso a colpi d’arma da fuoco il 13 gennaio del 2018, a Crotone. Gli sparò Salvatore Gerace, pregiudica­to che viveva nello stesso quartiere di «Libere Donne», l’associazio­ne antiviolen­za fondata nel 2009 dalla mamma di Giuseppe, Katia Villirillo. L’assassino si era convinto che quel ragazzino dalla faccia pulita facesse la spia sul suo conto con i carabinier­i e che l’associazio­ne disturbass­e i suoi traffici di droga. Era infastidit­o dal viavai continuo di donne in difficoltà che Katia aiutava e aiuta ancora oggi.

ho davanti agli occhi mentre — anche dopo il terzo sparo, dolorante — indicavi a Ester di salvare i tuoi fratellini. Ester, che sognavi di far diventare la tua sposa, ha dovuto vederti morire proprio come me.

Ti ricordi l’ultima foto, figlio mio? Mentre la scattavo sorridevi felice in sella alla tua moto nuova. Te l’ho fatta e poi ti ho abbracciat­o: «Stai attento, mi raccomando. Giurami che non correrai mai», le solite raccomanda­zioni da mamma. Mezz’ora dopo eri per terra, fra le mie braccia. Quante volte ti avrò detto: non te ne andare, ti scongiuro non lasciarmi... Per quasi due mesi ho vissuto in una bolla di dolore che sembrava una resa, ho sentito il suono degli spari nella mia testa un milione di volte.

Giu’, è sfuocata quella foto, lo so. Ma io ti vedo nitido ogni giorno di più nella mia memoria e per me tu avrai per sempre 18 anni. A casa abbiamo vissuto il primo Natale senza te. È stato un giorno sospeso, dove ho aiutato tante persone in difficoltà e dove non ho potuto salvare te, anima mia.

Ti ricordi la promessa che ti feci mentre te ne stavi andando? «Io non mi arrenderò», ti dissi. E non l’ho fatto, amore mio. Ho riaperto il centro e sto facendo tante cose per te. Sto raccoglien­do firme contro gli sconti di pena nei casi di omicidio, non voglio ritrovare il tuo assassino dietro l’angolo fra pochi anni. Io e le persone che ti hanno voluto bene stiamo per aprire un’associazio­ne a nome tuo per aiutare i giovani, proprio come volevi tu. Sto organizzan­do un concorso letterario che porterò nelle scuole e si chiuderà con un premio per la legalità che avrà, anche quello, il tuo nome.

Vedi, amore mio? Io cerco di resistere e non mi arrendo. Ma sapessi com’è dura... E intanto è passato un anno e la tua assenza è qui, ogni giorno più presente.

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