La felpa di cashmere diventa un cappotto
Il successo cinematografico a sorpresa di queste settimane, Birdbox con Sandra Bullock, immagina un inquietante mondo post-apocalittico dove la protagonista è costretta a attraversare una foresta e risalire un fiume bendata: chi apre gli occhi finisce male, nel mondo di Birdbox. Ai reduci dallo tsunami di streetwear visto a Pitti, veniva in mente Birdbox ieri, alle presentazioni e alle sfilate milanesi. Veniva voglia di chiedere di spegnere le luci, o di bendare gli invitati: e di permettere a tutti di toccare i capi. Perché il bello del made in Italy, fortunatamente, è che la qualità si riconosce anche a occhi chiusi (con le tute da ginnastica in nylon fatte in Asia è meno interessante).
Esempio la nuova collezione autunno/inverno di Corneliani: perché è un’impresa complicata prendere un cashmere prezioso, trasformarlo in felpa — calda, morbidissima, quasi incorporea nella sua leggerezza — e realizzare con questa felpa di cashmere blu notte non una maglia ma un cappotto. Eppure era proprio questo il capo che più catturava l’attenzione: il cappotto in felpa di cashmere.
Il nuovo corso di Corneliani, dopo l’ingresso del fondo Investcorp nel 2016 (è appena arrivato un nuovo ceo, Luigi Ferrando), è fatto di disinvoltura e di un senso di elegante relax. Ci sono sempre ovviamente i vestiti sartoriali (gli abiti in jersey; le giacche cashmere/seta) ma soprattutto la sartoria viene utilizzata per ripensare i capi della tradizione. Ripensarli non nella loro natura ma più che altro nel loro mood: mettendo al primo posto la comodità. La morbidezza dei materiali, e delle linee. Ferrando ieri spiegava che l’orgoglio per la qualità Corneliani fa sì che «non vogliamo sembrare quelli che non siamo». Una scelta saggia: semplicemente, un nuovo corso può essere fatto di ricerca tecnica e cambiamenti, non di «reboot» avventurosi.