«Io cuoco in Francia a disagio per i clienti italiani»
Ho 30 anni, mi sono trasferito da Firenze a Marsiglia da un paio di mesi e per mia fortuna ho subito trovato lavoro in un ristorante di cucina italiana. Ho uno stipendio decoroso e un regolare contratto a tempo indeterminato che in Italia, specialmente nel settore della ristorazione, è decisamente difficile da ottenere. Fuori dal ristorante, quasi ogni sabato, si sviluppano le proteste dei «gilet gialli» che smuovono gli animi di una Nazione che non ha perso la forza di manifestare dissenso verso il proprio governo. In questo contesto di nostalgica «res publica» mi trovo spesso in difficoltà nei confronti dei miei colleghi francesi a causa del comportamento di alcuni clienti italiani. Infatti, è successo più volte che questi abbiano manifestato comportamenti razzisti nei riguardi dei ragazzi di origine africana che stanno alla cassa e all’accoglienza, rifiutandosi di essere serviti da loro e di parlarci. Tali atteggiamenti mi fanno dubitare molto dell’intelligenza e della sensibilità dei miei connazionali. Io un giorno vorrei tornare in Italia, a casa mia, ma a quale prezzo? È questo quello che siamo, un popolo di razzisti, xenofobi ed ignoranti? Devono essere proprio i francesi ad insegnarci come si «sta al mondo»? Tutto questo passerà? E quando?