«I negozi aperti la domenica? Spingono crescita e consumi»
Gradara, presidente di Federdistribuzione: la liberalizzazione ha sostenuto l’economia
Congiuntura dei consumi: quale polso della situazione arriva dai vostri associati?
«Il quadro è preoccupante — ammette Claudio Gradara, presidente di Federdistribuzione, l’associazione delle insegne di super e ipermercati —. Dopo tre anni di crescita media dell’1,6% circa, nel 2018 i consumi chiuderanno tra il più 0,6 e il più 0,7%. I dati Istat sul commercio al dettaglio delineano un 2018 estremamente deludente, con una probabile variazione in termini reali addirittura negativa. Le vendite di Natale non hanno brillato».
Come si è aperto il 2019 dei saldi?
«In sordina. In uno scenario del genere non dobbiamo dimenticare il pericolo rappresentato da una eventuale restrizione degli orari di apertura dei negozi e dalla possibile applicazione delle clausole di salvaguardia dal 2020, per le quali va trovata una soluzione in tempi brevi che non danneggi la propensione a investire delle imprese».
Che idea può lanciare per cercare di firmare una “pace delle domeniche e dei festivi”?
«La liberalizzazione degli orari ha portato migliore servizio per i consumatori, più occupazione e ha consentito di sostenere i consumi e di distribuire maggiori salari. Tornare ● Claudio Gradara è presidente di Federdistribuzione da marzo del 2018
● Federdistribuzione è l’organo che riunisce le imprese distributive che operano nei settori alimentare e non alimentare
● Si compone di cinque associazioni: rappresentano le imprese, differenziate per dimensioni, distribuzione e merci trattate indietro ora che si prospetta una fase difficile ci pare davvero inopportuno. Auspichiamo una soluzione equilibrata, che tenga in considerazione le esigenze di consumatori, lavoratori e imprese».
I 6,1 miliardi di reddito di cittadinanza si tradurranno subito in maggiori consumi?
«Il reddito di cittadinanza avrà effetti positivi se si dimostrerà un percorso verso il lavoro, il vero fattore in grado di portare nelle famiglie certezze e consumi. Per questo è fondamentale investire sulle politiche attive e dare vantaggi fiscali alle imprese per stimolare le assunzioni».
Sul fronte dell’assunzione dei “meno abbienti” con gli sgravi messi in campo dal governo la distribuzione moderna potrà dare un contributo? E l’uscita in pensione con quota 100 avrà un impatto per voi?
«Il nostro settore continua a investire, circa 3 miliardi l’anno, e a creare lavoro: solo i nostri associati hanno fatto nel 2017 circa 18 mila assunzioni. Guarderemo con attenzione agli sgravi contributivi legati al reddito di cittadinanza. La quota 100 faciliterà il ricambio generazionale, agendo però su una fascia di popolazione per noi ristretta».
La direttiva europea sulle pratiche sleali vuole riequilibrare i rapporti nella filiera contrastando il potere della Gdo. Cosa ne pensate?
«La direttiva nasceva per proteggere il settore agricolo e le pmi, mentre nella formulazione attuale riguarda una platea maggiore di fornitori, quelli con fatturato annuo fino a 350 milioni di euro. Una soluzione che non approviamo e che incrementa il potere negoziale della grande industria, danneggiando i consumatori, in quanto riduce il margine di intervento della Gdo nel contenimento dei prezzi».
Con la firma del contratto nazionale la Gdo diventa un settore a tutti gli effetti.
«Il contratto (che scadrà a dicembre 2019, per la parte economica prevede un incremento retributivo di 85 euro