I big della Borsa perdono 5 miliardi
Nel 2018 il saldo delle prime dieci famiglie azioniste è negativo Chi scende (e chi sale) domani su «L’economia» in edicola gratis con il Corriere della Sera
Tra i risparmiatori «traditi» dalla crisi delle banche italiane c’è anche una star della musica. È Adelmo Fornaciari, in arte Zucchero. Il cantante blues ha un contenzioso aperto con Mps: un match legale che va avanti da oltre 14 anni e riguarda i risparmi che l’artista aveva affidato al gruppo toscano per essere investiti, circa 1,5 milioni di euro. Tra bond argentini, polizze unit linked, fondi comuni e Borsa è andata male, malissimo, con perdite consistenti. E questo fa parte delle regole del gioco, se il gioco è «pulito». Ma, come spiega L’economia in edicola domani gratis con il quotidiano, la banca toscana, secondo l’ultima decisiva sentenza, avrebbe infranto le regole nei rapporti con Fornaciari. Si parla di presunte firme false sui documenti, acquisti di titoli senza il formale consenso dell’illustre cliente e senza averlo avvisato del rischio cui si esponeva. Così afferma la Cassazione dopo due gradi di giudizio che avevano visto trionfare, invece, le tesi del gruppo senese e respinte le richieste di risarcimento del musicista. Una decisione che potrebbe aiutare una più vasta platea di «risparmiatori traditi», anche meno facoltosi o meno amanti dell’azzardo del cantante.
Ma la crisi del credito italiano non si è esaurita. Dodici salvataggi in tre anni e potrebbe non essere finita: è questa la ricostruzione firmata da Ferruccio de Bortoli, che ripercorre le vicende che hanno portato all’intervento del governo a favore di banca Carige. Emerge così che la maggioranza giallo-verde ha applicato la stessa procedura e le medesime norme adottate dal governo precedente, a maggioranza Pd, sia per il salvataggio di Monte dei Paschi di Siena che per quello delle banche venete. All’orizzonte si addensano nubi anche sulla Popolare di Bari. La banca pugliese ha presentato una semestrale in rosso e 2,5 miliardi di crediti deteriorati. Ci sono tutti gli ingredienti per una nuova puntata della saga «banche in crisi» che ha contraddistinto l’ultimo triennio. Intanto però anche i mercati sono andati in sofferenza: la grande gelata degli ultimi tre mesi dell’anno appena concluso ha bruciato circa seimila miliardi di dollari: eppure non c’è una causa comune, se non gli annunci dei politici populisti. Da Trump a Salvini, fino al neoeletto Bolsonaro. Non a caso in Piazza Affari i big arrancano: nel 2018 il saldo delle prime dieci famiglie azioniste è negativo per 5 miliardi. Ma qualcuno, in realtà, guadagna: dai Garavoglia, che controllano Campari, a Del Vecchio (Luxottica) e Ruffini (Moncler). E il Tesoro? Perde quasi tre miliardi. La storia di copertina invece si occupa di Giovanni Caforio, manager del farmaceutico, ceo di Bristol Myers Squibb e stratega della fusione del gigante americano con un’altra big, Celgene: un’operazione da 74 miliardi di dollari che ha dato vita a un colosso che punta alla leadership nel campo dell’oncologia.
Nella sezione Patrimoni, invece, spazio alle pensioni: uscire prima può costare fino al 35%. Vale per l’assegno di chi sceglie la nuova opzione di Quota 100, staccando cinque anni e quattro mesi in anticipo. Ma anche per la ricchezza previdenziale complessiva di chi rinuncia a contributi e stipendio pieno. Tre le altre regole a cui si fanno i conti in tasca, l’opzione donna, il recupero parziale dell’inflazione e il contributo di solidarietà per le pensioni più elevate.