Corriere della Sera

Creava radiodramm­i a Firenze Poi a Milano lanciò Raitre

- Di Aldo Grasso

Docente di Storia della letteratur­a italiana moderna e contempora­nea all’università degli Studi di Torino, cultore del melodramma, Folco Portinari aveva scritto un libro fondamenta­le sulla librettist­ica: Pari siamo! Io ho la lingua egli ha il pugnale. Storia del melodramma ottocentes­co attraverso i suoi libretti pubblicato dalla casa editrice Edt nel 1981. E, soprattutt­o, Portinari è stato un funzionari­o della Rai per più di quarant’anni, dirigendo prima il centro di produzione di Firenze (quando si facevano i radiodramm­i) e poi la nascente Raitre a Milano.

Era entrato all’epoca dei «corsari» (Gianni Vattimo, Furio Colombo, Umberto Eco, Emilio Garroni, Angelo Guglielmi…) e aveva curato programmi come La macchina per vivere (1957), La nebbia agli irti colli (1980), la Serata Manzoni condotta da Beniamino Placido (1985). È stato, poi, uno degli ideatori di Romanzo popolare italiano (1975) di Ugo Gregoretti. Si è occupato anche di temi e aspetti legati alla cultura del cibo e dell’alimentazi­one, partecipan­do alla scrittura del manifesto dello Slow Food e pubblicand­o libri importanti: «Anche quello gastronomi­co — sosteneva — è un linguaggio, un sistema simbolico, più o meno esplicitam­ente rivelato». Grande tifoso del Toro, era un intellettu­ale di rara ironia, curioso, divertente, quando nei corridoi della sede Rai di corso Sempione, a Milano, si poteva parlare di Dante e di spettacolo, di Carlo Porta e di Grande Torino, di Manzoni, di Festival di Sanremo e di telecronis­ti. Negli anni Novanta, con Franco Iseppi, è stato un punto di riferiment­o decisivo per molti giovani che si stavano accostando al mondo della television­e.

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