Corriere della Sera

Calciopoli non vuole finire, ecco i ricorsi bianconeri

Il club torna alla giustizia sportiva per chiedere la revoca dello scudetto dell’inter 2006 È vera Lazio Basta un tempo per asfaltare il Novara

- Alessandro Bocci Arianna Ravelli Stefano Agresti

È un’epoca che non vuole finire. Dopo la pronuncia della Corte di Cassazione, nella sua massima composizio­ne, ci si era illusi di poter scrivere la parola fine a Calciopoli, almeno per la parte che riguarda lo scudetto 2006 assegnato all’inter. Difficile immaginare ci fosse spazio per ulteriori pronunciam­enti. La Juventus, invece, forte del fatto che la Cassazione aveva ripetuto che tutto ciò che riguarda «le norme regolament­ari» deve restare nell’ambito della giustizia sportiva, alla giustizia sportiva è tornata. Solo che la giustizia sportiva si era già a suo tempo pronunciat­a, attraverso il Tnas che nel 2011 si era dichiarato «incompeten­te» a decidere in merito «alla revoca del titolo alla Juve con corredata assegnazio­ne all’inter».

Ora è contro quel lodo che ricorre la Juventus. Ma che ci si stia lanciando in territori inesplorat­i lo conferma indirettam­ente il fatto che il club bianconero ha presentato due ricorsi, uno di 92 pagine al Collegio di Garanzia del Coni (l’organo che oggi ha sostituito il Tnas) e uno (in subordine) di 83 al Tribunale Figc, e almeno uno dei due sembrerebb­e di troppo. La Juve, assistita dall’avvocato Chiappero, cerca dunque un tribunale che si dichiari competente a revocare l’assegnazio­ne dello scudetto che risale al commissari­o Guido Rossi (e qui si inserisce il tema per cui la Figc dovrebbe agire in autotutela, in base alla supposta, ma mai accertata, «indegnità» dell’inter, ma un’istanza di parte, dice la Cassazione, è «inidonea, come tale, a imporre alcun obbligo giuridico di provvedere»). In tutto ciò bisogna ricordare che è sempre pendente il ricorso al Consiglio di Stato contro il provvedime­nto del Tar che aveva respinto le richieste di risarcimen­to danni alla Figc: in quel caso i giudici avevano dichiarato infondate le richieste, ferma Rugani e nel riscaldame­nto pre gara stessa sorte tocca a Benatia. Resta una Juve B con Spinazzola in campo 10 mesi dopo l’ultima partita, una linea mediana molto fisica con Emre Can e Khedira e impreziosi­ta dalla regia di Pjanic, Kean al centro dell’attacco sostenuto da Douglas Costa e Bernardesc­hi. Cristiano Ronaldo e Dybala entrano nell’ultima parte solo per sgranchirs­i le gambe. Lo spettacolo è modesto. Uno strano urlo dei tifosi del Bologna viene scambiato per un ululato razzista nei confronti di Kean, in realtà i tifosi rossoblù lo ripropongo­no ogni volta che un bianconero prova a tirare in porta. La Juve cerca il raddoppio al piccolo trotto. De Sciglio sbaglia una quantità di palloni impression­anti ma il Bologna non ne approfitta.

Nella ripresa il gol di Kean cancella qualsiasi illusione. E neppure l’ingresso di Ronaldo (un solo tiro fiacco nel recupero) è sufficient­e a ravvivare la serata. Allegri se ne va via contento. Il freddo e la lunga sosta potevano essere una trappola nel primo dentro o fuori della stagione. Niente però spaventa la regina. La Juve, pur senza incantare, riprende da dove aveva lasciato. andando oltre le questioni di competenza.

Insomma, altro che fine di Calciopoli. Appare evidente che la portata simbolica delle iniziative del club bianconero — che non ha voluto commentare — vada al di là della fondatezza o meno delle ragioni invocate e (fin qui) mai accolte. La Juve, anche quella coperta di gloria degli ultimi anni, non vuole chiudere quell’epoca. Anche ora che i rapporti tra le due società sembravano essersi rasserenat­i e un ad (Marotta) era persino passato da una parte all’altra. ROMA La Lazio non si distrae anche se l’avversario è di serie C: travolge il Novara già nel primo tempo, manda in gol tutti i suoi uomini d’oro, aspetta l’inter nei quarti di finale. Che la sfida fosse impari lo si immaginava, l’incontro ha avuto un sussulto solo in avvio allorché Schiavi ha avuto un’occasione clamorosa per portare in vantaggio i piemontesi: Strakosha l’ha sventata e da quel momento in poi non c’è stata partita. Luis Alberto ha segnato un gol facile facile su assist di Immobile, il quale a cavallo della mezz’ora ha messo in rete la doppietta che ha chiuso il match (prima ha sbagliato un rigore e ha raccolto la ribattuta di Benedettin­i, poi si è fatto trovare libero su un cross basso di Lukaku). Milinkovic-savic ha infierito a tempo scaduto su punizione. La Var è stata utilizzata in modo efficace, anche quando ha confermato (in avvio di ripresa) il secondo rigore di giornata, stavolta per la squadra di Viali: Eusepi l’ha trasformat­o. Inzaghi ha schierato la formazione titolare, o almeno quella che ha utilizzato nelle ultime tre partite del 2018, con Luis Alberto e Milinkovic-savic sulla linea dei centrocamp­isti (il sacrificat­o è stato Parolo, in mezzo ha brillato Leiva). Sarà interessan­te verificare se utilizzerà una disposizio­ne così offensiva anche alla ripresa del campionato, quando la Lazio affronterà Napoli e Juve. Da segnalare il debutto del portoghese Pedro Neto: per lui e il connaziona­le Bruno Jordao, che saranno riscattati a giugno, Lotito spenderà 18,5. Finalmente, dopo un anno e mezzo, uno di loro ha giocato qualche minuto. Benino, tra l’altro.

Contestati

Clima surreale, rossoblù contestati. La squadra di Allegri non forza nemmeno

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