«Show e professionismo così cambieremo il nuoto»
Pellegrini: «Con la Isl verso una nuova dimensione»
«Io sono una rivoluzionaria» dice Federica, e la rivoluzione si può fare in vari modi. Dentro se stessa, inventandosi personaggio televisivo in Italia’s Got Talent «confermando che qualcosa d’altro nella vita so fare». E dentro il nuoto, diventando ambasciatrice, ma forse è più corretto dire sindacalista e socia fondatrice, della International Swimming League, la cosiddetta Champions della vasca che, secondo il suo ideatore Konstantin Grigorishin, dovrebbe traghettare il nuoto verso il professionismo.
Nel centro di Milano, Federica e Konstantin hanno firmato ieri il loro accordo e illustrato il progetto, dimostrando di essere una coppia ben assortita. Il 53enne miliardario ucraino che ha fatto fortuna prima nel settore metallurgico e poi tecnologico — laureato in fisica, in possesso di una collezione d’arte stimata da 300 milioni e di una super squadra di nuoto, la Energy Standard, figlia della sua antica passione per l’acqua — ha spiegato con logica inattaccabile che «il professionismo sportivo è arte, la gente paga per vederlo e dunque vanno pagati anche gli artisti. Il calcio, la F1, l’atp, le leghe pro americane lo fanno. Il nuoto no: un campione ha una visibilità di uno-due minuti ogni 4 anni, ai Giochi. Pensate se fosse così per Messi...».
Da qui l’idea di una lega di 12 squadre (6 europee e 6 Usa) con 12 meeting itineranti fra agosto e novembre e una finale a Las Vegas il 17-22 dicembre. Budget? Tra i 15 e i 20 milioni di dollari, 5,3 per i premi agli atleti. Business, ovviamente, con un piano di sviluppo decennale. Ma anche visione e provocazione: «Pensiamo al nuoto come uno sport di squadra e come a uno show sempre meno legato al cronometro. Noi non li mostreremo all’arrivo. Cosa importa un record? Importa chi vince. E chi fa spettacolo».
Federica sorride («Sarà strano senza tempi, ma ci sarà meno ansia...») e rilancia: «Ormai siamo a un bivio: o restiamo ancorati al passato o ci si evolve e si va in un’altra dimensione». E a chi pensa che
La sfida
«Siamo a un bivio. Ci squalificheranno? Non credo. Voglio vedere i Giochi senza di noi...»