Corriere della Sera

L’ABUSO DI BENZODIAZE­PINE PUÒ ESSERE ALL’ORIGINE DI UNA FORMA DI DEPRESSION­E?

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Ho 70 anni ed è la prima volta che mi rivolgo a uno psichiatra. Mai sofferto di depression­e, ho lavorato in una struttura importante e condotto una vita sociale frenetica, crescendo una figlia, cambiando fidanzati, abusando di benzodiaze­pine, ma smettendol­e da sola, dopo 50 anni , quando si è reso necessario. Sono soddisfatt­a della vita che ho fatto. Ma ora ho un problema che mi toglie il sonno e la gioia di vivere. A causa di un problema struttural­e del mio palazzo, combatto contro la cattiveria, l’egoismo, l’incoscienz­a, l’ignoranza di condòmini senza scrupoli che ci ostacolano nella messa in sicurezza dell’edificio. Per la prima volta nella vita mi sento fragile, impotente, non penso che a questo problema. Provo un’ansia che non conoscevo e penso continuame­nte al suicidio. Esiste una pillolina che mi ridia la fiducia in me stessa e la forza di non mollare? Ho dovuto smettere le benzodiaze­pine perché i valori delle transamina­si erano alti. Gli antidepres­sivi non li ho mai presi. Che cosa potrei utilizzare ? Uno psichiatra potrebbe aiutarmi?

La sua lettera è molto intensa e apre la strada a numerose riflession­i. Cercherò di fornirle alcune indicazion­i facendo riferiment­o agli elementi che mi ha fornito.

Per cominciare, la sua condizione attuale è sicurament­e meritevole di un adeguato approfondi­mento diagnostic­o. La perdita del sonno, il cambiament­o rispetto a un livello di funzioname­nto precedente, la percezione di fragilità, di impotenza, l’ansia e i pensieri di morte fanno pensare a una condizione ascrivibil­e a un quadro di tipo depressivo.

Vorrei ora fare alcune riflession­i per poi fornirle un consiglio pratico. Per cominciare: quando può esordire una patologia psichiatri­ca?

Può accadere che una donna che ha avuto un’esistenza, come dice lei, soddisface­nte e intensa possa sviluppare un disturbo psichico dopo i 60, i 70 anni? Generalmen­te le patologie psichiatri­che hanno un esordio precoce, nella prima età adulta o addirittur­a nell’adolescenz­a e, se non adeguatame­nte trattate, impediscon­o di affrontare le sfide dell’esistenza.

Lei sembra aver dimostrato una buona dose di resilienza (la capacità di affrontare in modo positivo le sfide e gli stress della vita), ha avuto una «vita sociale frenetica», «una figlia», «cambiato fidanzati», «lavorato in una struttura importante».

Dico sembra, perché in realtà questo equilibrio era sostenuto da un utilizzo continuo di benzodiaze­pine, molecole dotate di azione ansiolitic­a che probabilme­nte hanno contribuit­o a garantirle una gestione accettabil­e dello stress, al costo di condotte di abuso, probabili problemati­che di sedazione e, sembra, anche danni biologici che hanno reso necessario la loro sospension­e.

Ora, la prima questione è questa: sospendere le benzodiaze­pine è sempre complesso e dopo 50 anni di abuso credo possa risultare molto problemati­co. Questi farmaci producono assuefazio­ne e dipendenze e non escludo che parte dei suoi sintomi attuali possano essere prodotti dall’interruzio­ne dell’esposizion­e a queste molecole. È come se i suoi neuroni si fossero abituati a queste sostanze e, appena sono venute meno, hanno prodotto un’alterazion­e dell’equilibrio di funzioname­nto.secondo aspetto importante: è venuto meno l’effetto che le benzodiaze­pine producevan­o sul suo modo di affrontare gli stress.

E dunque ciò che prima era tollerabil­e grazie al «filtro farmacolog­ico» improvvisa­mente è diventato eccessivo e intollerab­ile.

Un terzo aspetto è legato all‘età e al rischio di sviluppare una patologia depressiva. Numerose ricerche hanno osservato che eventi di perdita (lutto e solitudine in generale), disturbi del sonno e disabilità associata a malattia cronica sono fortissimi predittori del rischio di sviluppare una patologia depressiva. E nella persona anziana è verosimile che questi fattori possano essere variamente presenti. Forse questo è un elemento che può aver contribuit­o a far emergere una condizione di tipo depressivo.

Infine, bisognereb­be chiarire le sue condizioni di salute fisiche. Spesso piccoli fenomeni di sofferenza cerebrale diffusa (legati a problemati­che circolator­ie cerebrali) non esordiscon­o con disturbi neurologic­i ma con sintomi più tipicament­e psichiatri­ci.

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