Corriere della Sera

LA NUOVA EPOCA SEGNATA DAI MURI

- di Antonio Polito

Trent’anni fa la caduta di un Muro chiuse la Guerra Fredda. Trent’anni dopo l’america chiude i battenti, la più lunga serrata della storia, pur di costruire un Muro. Fino al 1989 l’occidente voleva abbattere le barriere per liberare chi vi era rimasto dentro. Nel 2019 vuole innalzarle per tenere fuori chi vuole entrare. Non c’è niente di più simbolico di una semplice parete di cemento per capire come è cambiata la storia del mondo in soli tre decenni. Con il Muro di Berlino finì la grande illusione del comunismo; quella di un nuovo ordine liberale sta svanendo adesso. Scambiammo la globalizza­zione con il cosmopolit­ismo, e ne stiamo pagando il prezzo con la rivincita delle nazioni. La storia, che al professor Fukuyama sembrava finita, si è rimessa in moto, ma all’indietro. Quando i berlinesi si liberarono del loro, di muri nel mondo ce ne erano 16. Trent’anni dopo sono 63. Una recinzione per tener fuori i messicani si erge già per più di mille chilometri, con tanto di sensori elettronic­i e visori notturni, ma a Donald Trump non basta. Dal canto loro i messicani se ne sono fatta una per tenere fuori i guatemalte­chi. L’ungheria, il Paese che rese inutile il Muro di Berlino smantellan­do il filo spinato elettrific­ato che sbarrava la frontiera con l’austria, e aprendo così un varco verso Occidente ai tedeschi in fuga dall’est, si è ora rifatta la sua barriera di filo spinato, lunga 175 chilometri e alta tre metri e mezzo, sul confine con la Serbia, per fermare gli immigrati. I popoli che erano rimasti imprigiona­ti dietro la Cortina di Ferro oggi sono i più ansiosi di costruirse­ne una nuova.

E dove c’è il mare, e non si possono costruire muri, si chiudono le frontiere, come con la Brexit, o i porti, come con Salvini.

Da che mondo è mondo, le civiltà umane usano le opere in muratura come un codice politico, un programma culturale, costruendo o abbattendo. L’imperatore Quin Shi Huang unificò la Cina facendo la Grande Muraglia. I comuni italiani, al culmine del successo, elevarono cattedrali e torri. Osama bin Laden è passato alla storia per le sue doti di demolitore.

Chi ha paura costruisce muri, chi ha fiducia costruisce ponti. Alla fine dell’ottocento il Circo Barnum portò su quello di Brooklyn ventuno elefanti per convincere i newyorkesi che era stabile e solido. Genova deve ancora abbattere il ponte Morandi per poterne avere uno così.

Chi ha speranza costruisce strade. Sulle vie dell’impero romano ha viaggiato la civiltà, merci e idee, soldati e apostoli. Al suo apogeo la rete si dipanava per centomila chilometri di vie lastricate, che univano tra di loro 32 nazioni dei nostri giorni. Senza quelle strade il cristianes­imo non ce l’avrebbe mai fatta a diffonders­i in tutto il bacino del Mediterran­eo a grande velocità, e la storia d’europa sarebbe forse stata diversa. Più barbarica, per dir così.

Ecco perché lo scontro politico sulla Tav e le infrastrut­ture è tutt’altro che banale, e anzi è forse la vera chiave della tenuta del governo. Si confrontan­o due culture, non solo due partiti. I leghisti vorrebbero chiudere l’italia al Sud, al flusso che viene dall’africa, ma aprirla verso il Nord, ai commerci con l’europa. I Cinquestel­le si sentono aperti al Mediterran­eo, ma preferisco­no chiudersi all’europa, pur di non scavare una galleria in una montagna. Sono ecologisti, ma hanno più tolleranza per il gasolio dei gilet gialli che per i binari di un treno. Non vogliono i tunnel ferroviari ma neanche le autostrade. Sognano un’italia a chilometro zero. Alla moviola.

Speriamo almeno che tra i due contendent­i non finisca in pareggio, con l’italia che si chiude al Sud e al Nord contempora­neamente. Costruire è il destino dell’uomo. L’autostrada del Sole fu fatta al ritmo di 94 chilometri all’anno, e lo chiamammo boom economico. Nell’italia di oggi non si muove niente, e la chiamiamo stagnazion­e.

La storia all’indietro

Fino al 1989 l’occidente voleva abbattere i muri per liberare chi era dentro. Nel 2019 vuole costruirli per tenere fuori chi vuole entrare

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