Corriere della Sera

«Nel governo qualche lite c’è Sui migranti? Colpa della Ue»

Il ministro degli Esteri: le sanzioni alla Russia misure transitori­e

- di Monica Guerzoni

Il caso Sea Watch, l’europa, il governo, l’economia. «L’UE deve cambiare — dice al Corriere il ministro degli Esteri Enzo Moavero —, è colpa sua se i governi litigano, troppi egoismi». Ma il «sistema Paese deve fare un salto di qualità».

ROMA Il governo italiano è minacciato da forti tensioni, eppure il ministro degli Affari Esteri, Enzo Moavero Milanesi, non sembra preoccupat­o per la tenuta dell’esecutivo: «Il governo Conte ha dimostrato svariate volte di non temere il dibattito e di saper comporre le divergenze». I suoi pensieri sono rivolti piuttosto «all’inconclude­nza dell’europa», che non riuscendo a trovare una strategia comune per affrontare il dramma delle migrazioni lascia soli i Paesi più esposti, come il nostro. Ragione per cui, secondo il capo della diplomazia italiana, i governi nazionali finiscono per litigare al loro interno: come è successo con la vicenda Sea Watch tra Conte e Salvini.

L’arresto di Battisti è un regalo per Salvini?

«È un atto di giustizia, per le vittime, i loro famigliari e per l’italia. Lo abbiamo richiesto per anni, è importanti­ssimo che sia arrivato, anche per la sintonia politica di Matteo Salvini con il nuovo governo brasiliano».

È soddisfatt­o di come è finita la vicenda Sea Watch?

«Poteva essere l’occasione, dopo i vari precedenti analoghi, per concordare a livello europeo una metodologi­a per governare davvero i flussi migratori. Invece, non è andata così».

La sua ricetta?

«La soluzione magica non esiste. I flussi sono epocali e mondiali. Anche negli Usa, dove sono appena stato, si discute del muro al confine con il Messico».

Non è una vergogna, un muro che separa la povertà dalla ricchezza?

«Le barriere possono essere uno strumento immediato, ma specie in Europa, ci vogliono azioni più ampie e articolate. Per i rifugiati che fuggono da guerre e regimi liberticid­i servono appositi corridoi umanitari. Per i migranti cosiddetti economici occorrono seri e appropriat­i investimen­ti nei Paesi d’origine, lotta ai trafficant­i di esseri umani, piena condivisio­ne fra gli Stati europei degli oneri per gli eventuali arrivi».

Aiutiamoli a casa loro, insomma.

«A parte i facili slogan, per farlo davvero c’è bisogno di risorse finanziari­e consistent­i. Poiché stiamo discutendo del bilancio Ue per i prossimi anni, dovremmo prevedere i fondi necessari per lo sviluppo dei Paesi da cui partono tanti migranti. Una settimana fa, a Bruxelles, ho proposto l’emissione, a tal fine, di speciali titoli di debito europei, volti a sostenere grandi progetti infrastrut­turali».

La Sea Watch ha portato il governo sull’orlo della crisi. Conte ha sconfitto Salvini?

«Trovo sbagliato enfatizzar­e sempre in chiave domestica, la dialettica interna deriva da gravi carenze europee. Non c’è una vera politica comune Ue per le migrazioni, i governi nazionali sono divisi e lasciano pressoché soli ad affrontare gli arrivi i Paesi più esposti geografica­mente, tra cui il nostro».

Tutta colpa dell’europa, se il governo italiano litiga al suo interno?

«Purtroppo. Anzi, soprattutt­o, degli egoismi dei governi dei diversi Stati. Va ritrovata una solidariet­à di fatti, non di parole ed è indispensa­bile agire di più alla sorgente delle migrazioni anziché alla foce. I tragitti drammatici nelle mani dei trafficant­i vanno scongiurat­i».

La rissa continua nel governo non è causata dalle tensioni elettorali?

«L’approssima­rsi delle Europee accentua la competizio­ne. Questo, peraltro, mi sembra ben più evidente fra opposizion­i e maggioranz­a, che in seno al governo».

Il 26 maggio si vota per il rinnovo del Parlamento europeo. Il governo Conte reggerà l’urto della campagna elettorale?

«Il governo ha dimostrato svariate volte di non temere il dibattito e di saper comporre le divergenze».

Di Maio cerca un accordo con i gilet gialli francesi, che per adesso hanno respinto le «avances». Mentre Salvini punta a una grande alleanza dei sovranisti. Perché non riescono a unire le forze?

«Queste scelte, schiettame­nte di profilo elettorale, spettano solo ai leader delle due forze politiche. In ciascun Paese e partito europeo c’è un notevole, inabituale

La Sea Watch poteva essere l’occasione per governare davvero i flussi. Per chi fugge da guerre e regimi liberticid­i servono corridoi umanitari, per i migranti economici seri investimen­ti nei Paesi d’origine

 L’economia

fermento. I prossimi mesi saranno cruciali e vedremo molto movimento fuori dagli schemi tradiziona­li».

Le sembra opportuno l’appoggio di Salvini al nazionalis­ta polacco Kaczynski, che è sotto procedura di infrazione Ue per aver violato lo stato di diritto?

«Queste elezioni possono influire sul destino dell’ue, sia a breve, sia a più lungo termine. È inevitabil­e che tutti parlino con tutti, cercando alleati. Le alleanze si confronter­anno prima con gli elettori e poi con la formazione di una maggioranz­a nel Parlamento europeo. Vorrei ricordare che non c’è partito che non sostenga che l’europa debba cambiare e le opzioni vanno dalla visione integrazio­nista, forse federalist­a, a quella marcatamen­te sovranista».

L’intesa con gli Stati Uniti, dove è andato a inizio gennaio, resta solida?

«A Washington ho trovato sincera amicizia per l’italia e una forte conferma della nostra alleanza. Ho visto le persone chiave dell’amministra­zione Trump per la politica estera e ho compreso che hanno fiducia in noi, nel nostro governo. In particolar­e, ci consideran­o fondamenta­li nelle strategie di una Nato che guarda verso Sud e apprezzano quanto facciamo nel Mediterran­eo e in Libia».

E la Russia? Salvini è amico di Putin ed è contrario alle sanzioni...

«È la nostra stessa Carta costituzio­nale che ci impone di agire per il rispetto del diritto internazio­nale e le sanzioni, decise in ambito Ue e Nato, sono volte a stimolarlo. Per Bene avere scongiurat­o la procedura d’infrazione Purtroppo, la fase economica è difficile

questo e per lealtà verso gli alleati, abbiamo aderito. Ma sottolinea­ndo esplicitam­ente che un dialogo costruttiv­o dev’essere preservato e quindi la sanzione resta transitori­a, strumental­e e non può tradursi in una sorta di punizione permanente».

Al «Corriere» il ministro del Tesoro Giovanni Tria ha parlato di «stagnazion­e», il vicepremie­r Luigi Di Maio invece ha dovuto fare marcia indietro dopo aver previsto un nuovo «boom economico». Dove sta andando l’economia italiana?

«Considero fondamenta­le aver scongiurat­o l’insidiosa procedura Ue contro l’italia, per la violazione della regola del debito pubblico, evitando instabilit­à e problemi. Tuttavia la fase economica è difficile ovunque, in Europa e non solo. Per crescere, aziende e sistema-paese devono puntare a un salto di qualità competitiv­a e di efficienza».

Il premier Conte si è reso politicame­nte autonomo con l’appoggio delle cancelleri­e europee, o fa asse con Di Maio contro Salvini?

«Sillogismi simili appassiona­no gli analisti e chi fa politica di partito. Da ministro indipenden­te, bado ai risultati del lavoro sul terreno e lascio a loro la risposta».

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