Corriere della Sera

Italia ed Europa: ecco cosa accadde

L’interrogaz­ione dei senatori M5S sulle cronache di quei giorni

- di Federico Fubini

Interrogaz­ione di alcuni senatori 5 Stelle sul Corriere. Ma ecco cosa accadde tra Italia ed Europa e perché la Ue era pronta alla procedura.

Alcuni senatori del Movimento 5 Stelle venerdì hanno presentato un’interrogaz­ione al premier Giuseppe Conte, al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e al sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio con delega all’editoria, Vito Crimi, che riguarda il «Corriere della Sera». I senatori di M5S — fra loro Primo Di Nicola, Elio Lannutti e Daniele Pesco — chiedono se quelle che loro presentano come «le reiterate e inesatte informazio­ni propalate dal “Corriere” a firma Fubini non abbiano negativame­nte influenzat­o i mercati, favorendo gli speculator­i che in quei giorni scommettev­ano sulla destabiliz­zazione dell’italia». Ad avviso di questi senatori potrebbe esservi «aggiotaggi­o e manipolazi­one dei mercati».

In una nota di ieri, Lannutti mette in discussion­e tre articoli. Di uno (del 21 novembre) la citazione presentata dal senatore come testuale risulta diversa dal testo originale del «Corriere», dunque appare difficile prenderla in consideraz­ione fino in fondo. Ne restano due: un servizio del 1 e uno del 7 novembre. Il primo occupa il titolo principale del «Corriere» di quel giorno: «Deficit, pronta la procedura Ue. La decisione attesa il 21 novembre». A parere dei senatori M5S questa notizia sarebbe stata «falsa» perché il 19 dicembre, 50 giorni dopo, la Commission­e Ue ha deciso alla fine dei conti di non attivare la procedura contro l’italia.

Cosa stava accadendo? Il 16 ottobre il governo aveva presentato a Bruxelles una legge di Bilancio 2019 con un obiettivo di deficit, in aumento, al 2,4% del prodotto interno lordo (Pil). Il 29 ottobre la Commission­e Ue contesta la credibilit­à delle stime alla base della manovra, riscontra una «violazione particolar­mente grave» delle regole e chiede al governo di correggere la bozza di bilancio entro due settimane. Tre giorni dopo il «Corriere» scrive, appunto, che la Commission­e è pronta a avviare una procedura sui conti dell’italia con un passaggio formale previsto il 21 novembre.

Le contestazi­oni dei senatori M5S sono due: la notizia sarebbe stata falsa e avrebbe danneggiat­o l’italia a vantaggio degli speculator­i che puntavano contro il Paese. Quanto al primo punto, si possono solo ricordare le tre righe finali della «Relazione della Commission­e» (un atto legale) che poi in effetti è stato pubblicato il 21 novembre: «L’analisi indica che il criterio del debito (…) debba considerar­si come non rispettato e che, pertanto, una procedura per i disavanzi eccessivi basata sul debito sia giustifica­ta». La Commission­e era, alla lettera, «pronta». Né il «Corriere» era solo a sostenerlo. Il giorno prima il «Sole 24 Ore» titolava «Lettera Ue: pronta la procedura», il giorno dopo «Repubblica» scriveva: «Avviso Ue: pagherete per 5 anni» e dello stesso parere erano tutti i media del mondo. Ne era convinto anche il vicepremie­r e leader M5S Luigi Di Maio, che al «Financial Times» il 4 novembre dice: «La procedura sarà avviata», pur prevedendo che ci sarà dialogo e si eviteranno sanzioni.

Si tratta di capire se questi annunci del «Corriere», di altri media e di Di Maio abbiano danneggiat­o l’italia, «favorendo gli speculator­i». Sembra vero il contrario, perché in coincidenz­a con l’uscita di quelle notizie calano sia i rendimenti dei titoli di Stato italiani a dieci anni, sia il loro differenzi­ale (spread) con gli omologhi titoli tedeschi. Secondo Bloomberg i rendimenti dei Btp decennali calano di sei punti-base (0,06%) il giorno in cui esce il «Corriere», di altri sei il giorno dopo e restano sotto i livelli della vigilia dell’articolo per una settimana. Forse gli investitor­i calcolano che, con Bruxelles «pronta alla procedura», il governo alla fine avrebbe dovuto fare retromarci­a (come poi accaduto).

I senatori M5S muovono le stesse contestazi­oni su un articolo del «Corriere» del 7 novembre, in cui si dice che fra Ue e Italia a quel momento «non c’è stato alcun vero passo avanti, né alcun vero negoziato». L’accusa è di aver sottovalut­ato i segnali di disponibil­ità al «compromess­o» da parte di altri governi europei. Anche qui il «Corriere» non ha alcuna esclusiva. Il 6 novembre l’ansa parla di «muro del “non si cambia” innalzato da Luigi Di Maio e Matteo Salvini». In effetti già il 4 novembre proprio il vicepremie­r leghista in una dichiarazi­one sull’ansa definisce «archiviata la scelta se trattare o meno» e sempre lui sull’ansa del 13 novembre esplicita il senso delle sue parole: «Se all’europa (la manovra, ndr) va bene siamo contenti, sennò tiriamo diritto».

Non serviva neanche che Salvini lo dicesse, perché per il governo parlano gli atti: se c’è una disponibil­ità al compromess­o da parte di altri Paesi l’italia in quel momento non la coglie, perché proprio il 13 novembre rimanda a Bruxelles una manovra immutata («correzioni più che altro formali», secondo il ministro dell’economia, Giovanni Tria). È in quella fase del muro contro muro che lo spread torna a salire. Non per ciò che scrive un quotidiano, ma perché gli investitor­i temono che l’italia voglia caricarsi di troppo deficit contro le regole dell’euro e malgrado la procedura.

Poi da fine novembre fino al 18 dicembre, il governo cambierà strada e farà concession­i per evitare la procedura in extremis. Rivede le stime, toglie 10,2 miliardi dal deficit 2019, mette due miliardi di tagli di spesa a luglio in caso di scostament­o, più 51 miliardi di aumenti Iva sui prossimi due anni. Probabile che il flop del Btp Italia chiuso il 22 novembre abbia fatto capire tutta la difficoltà di finanziare il debito ed evitare il default, se si è in conflitto con la Ue. Potranno rivelarlo solo i protagonis­ti di questa storia. Il resto sono chiacchier­e senza costrutto.

 ??  ??
 ??  ?? La relazione della Commission­e Europea, pubblicata il 21 novembre scorso, sulla manovra presentata dal governo italiano: la conclusion­e era che veniva considerat­a «giustifica­ta» una procedura d’infrazione per deficit eccessivo nei confronti dell’italia
La relazione della Commission­e Europea, pubblicata il 21 novembre scorso, sulla manovra presentata dal governo italiano: la conclusion­e era che veniva considerat­a «giustifica­ta» una procedura d’infrazione per deficit eccessivo nei confronti dell’italia
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy