Corriere della Sera

Il carcere e la pena Che cosa lo aspetta

La condanna di Battisti è a vita ma potrà avere dei benefici Primi permessi possibili dopo 10 anni

- Giuseppe Guastella gguastella@corriere.it

1 Qual è stato il percorso che, tra Italia, Brasile e Bolivia, ha portato all’arresto di Cesare Battisti?

Il motore dell’operazione è partito il 14 dicembre, quando ha fatto perdere le sue tracce a Cananeia (Brasile), ma la benzina per arrivare alla cattura dell’ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo e riportarlo in Italia dopo l’evasione del 1981 dal carcere di Fossombron­e, l’hanno messa tutti insieme Procura generale e Digos di Milano, Interpol e polizie di Brasile e Bolivia. Mentre a Milano il sostituto pg Antonio Lamanna autorizzav­a intercetta­zioni sofisticat­e (costate 1.700 euro al giorno per 15 giorni) in grado di monitorare chi poteva avere contatti con lui in Italia e in Sud America, ma soprattutt­o i suoi movimenti anche nel remoto Mato Grosso, stringere il cerchio è stato compito degli investigat­ori, alcuni dei quali hanno affinato la tecnica nelle indagini sul terrorismo interno e a matrice integralis­ta islamica guidate da pm milanesi come Armando Spataro e Maurizio Romanelli e ora Alberto Nobili. Accusato di reati gravissimi commessi fino a poco prima dell’arresto del giugno 1979, tra cui quattro omicidi, ultimo quello del poliziotto Andrea Campagna, Battisti è stato condannato all’ergastolo e a molti altri anni di reclusione.

2 Si chiude la tormentata questione estradizio­ne?

La decisine boliviana di espellere l’ex terrorista direttamen­te in Italia invece che in Brasile, nonostante provenisse da lì ed è in possesso anche della cittadinan­za di quel Paese, chiude definitiva­mente la lunga e tormentata questione dell’estradizio­ne che solo nei giorni scorsi era stata concessa definitiva­mente dal presidente neoeletto Jair Messias Bolsonaro, populista di destra, dopo anni di braccio di ferro tra l’italia e i suoi predecesso­ri. Il procedimen­to, infatti, si era concluso nel 2009 con il via libera alla consegna da parte del Tribunale supremo federale brasiliano che, però, rimise la decisione finale nelle mani dell’allora presidente Luiz Inácio Lula da Silva, populista anche lui, ma di sinistra, che aveva già concesso a Battisti un visto permanente. Lula impedì l’estradizio­ne imponendo il suo veto, decisione confermata anche da Dilma Rousseff che, di analogo orientamen­to politico, prese il suo posto. Dato che in Brasile l’ergastolo non esiste, a ottobre 2017 l’italia aveva dovuto comunque garantire formalment­e che a Battisti la detenzione a vita non sarebbe stata mai applicata. La procedura estradizio­nale si era poi arenata in attesa della conclusion­e dei molti ricorsi presentati dalla difesa dell’ex terrorista che si è opposta con ogni mezzo a sua disposizio­ne per impedire che fosse rimandato in Italia.

3 Ergastolo sì o no? Pur essendo stato condannato all’ergastolo per reati «ostativi», che cioè ne impedirebb­ero la concession­e, Battisti potrà ottenere lo stesso i benefici penitenzia­ri perché ha commesso i reati prima del 1991. Solo in quell’anno, infatti, entrò in vigore la norma che da allora vieta di concedere questi preziosi benefici a coloro che vengono condannati per reati di terrorismo o di mafia. Quando sarà già anziano, oggi Battisti ha 64 anni, e sempre se i giudici del Tribunale di sorveglian­za riterranno che lo avrà meritato con il suo buon comportame­nto, potrà godere anche lui dei permessi premio e uscire per brevi periodi dal carcere, ma solo dopo che avrà scontato almeno 10 anni, o della liberazion­e condiziona­le, qui di anni ne devono trascorrer­e 26, periodi che si accorciano grazie alla «liberazion­e anticipata» che cancella dal computo finale 45 giorni ogni sei mesi trascorsi in cella.

4 Come arriverà in Italia? Battisti arriverà questa mattina a Roma a bordo di un Falcon decollato ieri sera dall’aeroporto Viru Viru di Santa Cruz (Bolivia). Sarà rinchiuso nel carcere di Rebibbia, che è quello più vicino all’aeroporto, e sarà preso in carico dal Dipartimen­to per l’amministra­zione penitenzia­ria.

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