Corriere della Sera

«Dovrà scontare l’ergastolo Conte ha chiamato Bolsonaro e c’è stata la svolta decisiva»

Bonafede: da giorni sapevamo di essere vicini alla cattura

- di Maurizio Caprara

ROMA «Da quel che risulta a noi Cesare Battisti nelle settimane scorse aveva chiesto asilo politico e la Bolivia non glielo ha concesso», diceva ieri pomeriggio il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, dirigente dei Cinquestel­le, nella prima risposta di questa intervista.

Dove e quando sarebbe stato portato l’ex terrorista mai pentito dei «Proletari armati per il comunismo» arrestato nella notte tra sabato e ieri a Santa Cruz de la Sierra era sembrato per alcune ore incerto.

Ministro, lei ha appena scritto su Twitter che Battisti arriverà in Italia direttamen­te dalla Bolivia, Stato nel quale è stato catturato. Dunque verrà meno la condizione posta nell’accordo sull’estradizio­ne di Battisti definito nel 2017 dal nostro Paese con il Brasile, allora suo rifugio. Malgrado le quattro condanne all’ergastolo

per omicidi, l’intesa impediva di assegnare per tutta la vita il ricercato a un carcere italiano. L’ordinament­o brasiliano altrimenti non avrebbe permesso di mandarlo via. Che cosa ha consentito dalla Bolivia una partenza veloce come è stato annunciato?

«Nel momento in cui Battisti è stato arrestato in Bolivia, questo Paese ha provveduto all’espulsione immediata: poteva essere o verso il Brasile o addirittur­a verso l’italia. Il primo caso sarebbe rientrato in quell’accordo. Non passando dal Brasile, Battisti sconterà l’ergastolo. È la soluzione migliore in termini di giustizia. Si applicherà la pena già decisa dalle corti italiane. Lo si deve a un’azione diplomatic­a, a una personale del presidente del Consiglio e ai rapporti ottimi con Bolivia e Brasile».

Come ha saputo dell’arresto?

«Sono stato svegliato presto ● A giugno è stato nominato ministro della Giustizia nel governo guidato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte da una telefonata. Da giorni eravamo informati che si era a un passo dalla cattura. Mi dispiaceva sentir dire che le autorità non erano state attente. Invece c’è stata grande profession­alità da parte dell’interpol, dell’intelligen­ce e delle forze dell’ordine. Tacevamo perché consapevol­i di essere vicinissim­i».

Chi l’ha svegliata?

«Giuseppe Corasaniti, il capo del dipartimen­to per gli Affari di Giustizia del ministero. È la struttura che si occupa da sempre del problema».

Quali contatti ha avuto nelle ore successive?

«Ricevevamo dalle forze dell’ordine le notizie sulle varie procedure che stavano seguendo. Poi c’è stata la telefonata del presidente del Consiglio Giuseppe Conte con il presidente brasiliano Jair Bolsonaro. Un momento di svolta fondamenta­le. Noi fornivamo l’assistenza tecnica».

Avrà visto lo scambio di messaggi cordiali su Twitter fra Bolsonaro e il ministro dell’interno Matteo Salvini, vicepresid­ente del Consiglio e segretario della Lega.

«È evidente che i rapporti con le autorità brasiliane sono stati eccellenti e hanno convolto tutto il quadro istituzion­ale italiano, tant’è che la telefonata tra Conte e Bolsonaro è stata essenziale. Che poi ce ne siano di politici con il ministro dell’interno non è negativo, anzi è molto positivo. Una volta tanto chiederei al sistema mediatico di non distinguer­e tra un ministro di una forza politica e uno di un’altra. Il risultato su Battisti deriva da un gioco di squadra e il Paese è compatto con vittime e parenti delle vittime».

Negli anni 70 e 80, in Italia, per la vittoria nella lotta al terrorismo rosso fu basilare l’unità tra le forze politiche democratic­he. Oggi ampi settori di maggioranz­a e delle opposizion­i faticano a riconoscer­e la legittimit­à dei rispettivi avversari. Sulla politica estera c’è meno intesa di quanto occorrereb­be. Non crede ci sia qualche insegnamen­to in più da trarre da quella convergenz­a tra avversari?

«L’italia dà ogni giorno dimostrazi­one dell’importanza di essere compatti sui piani nazionale e internazio­nale nella lotta al terrorismo.

La soluzione

Non passando dal Brasile si applicherà la pena decisa dalle corti italiane È la soluzione migliore

Adesso tutte le forze politiche stanno dimostrand­o soddisfazi­one per il risultato raggiunto dal Paese. Sul terrorismo l’italia è compatta».

Ministro, su Battisti ha dato qualche indicazion­e al Dipartimen­to dell’amministra­zione penitenzia­ria del suo ministero?

«Di attivarsi subito. In questi istanti il Dap è al lavoro per il trasferime­nto dall’aeroporto al carcere».

Rebibbia?

«Sì. Il carcere più vicino a Ciampino».

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