Corriere della Sera

«Con Tria siamo amici Se fossi in lui preparerei la manovra correttiva...»

L’ex ministro Padoan: rischiamo la recessione

- di Lorenzo Salvia

Pier Carlo Padoan, il suo successore al ministero dell’economia, Giovanni Tria, dice che l’italia non è in recessione ma in stagnazion­e. Sta minimizzan­do?

«Dal punto di vista tecnico c’è recessione quando ci sono due trimestri consecutiv­i con il segno meno davanti al Pil. Finora ne abbiamo avuto uno solo, il terzo dell’anno scorso. Quando arriverann­o i dati del quarto trimestre, a fine gennaio, sapremo se siamo in recessione oppure no».

E secondo lei come andrà?

«Non faccio pronostici personali, mi limito a osservare quello che dicono i previsori istituzion­ali. E i segnali purtroppo non sono positivi».

Quindi a fine gennaio saremo ufficialme­nte in recessione?

«Possibile. Ma direi che non è questo il punto».

E qual è secondo lei?

«Se il ministro dell’economia dice che siamo in stagnazion­e mi aspetto il sequitur,

che dica cioè cosa intende fare per uscirne. Invece lui non lo fa. La ricetta è una sola, sostenere gli investimen­ti sia pubblici che privati».

È proprio quello che il governo dice di voler fare.

«A parole. Gli investimen­ti pubblici nel 2019 scenderann­o. E gli stimoli a quelli privati sono stati di fatto cancellati, eliminando Impresa 4.0, Iri e Ace. Per questo rallentiam­o».

Secondo il vicepremie­r Di Maio, l’economia va male per colpa vostra, perché nell’ultima legge di Bilancio c’erano pochi investimen­ti.

«Guardi, questo continuo ricorso a scaricare le responsabi­lità è veramente fastidioso, oltre che ridicolo. Di Maio faccia il favore di andare a guardarsi i dati. Fino alla metà del 2018 l’economia cresceva. Poi è arrivato il loro governo ed è crollata la fiducia sia delle imprese che dei cittadini».

Ma la responsabi­lità è solo del nuovo governo o ci sono anche altri fattori?

«Certo che ci sono altri fattori. C’è un rallentame­nto complessiv­o dell’europa, nessuno lo nega. Ma poi c’è un fattore italiano che è proprio il crollo della fiducia. Senza fiducia non si investe, non si spende. Si ferma tutto».

Cosa dovrebbe fare questo governo per ricostruir­e un clima di fiducia?

«Ormai mi sembra troppo tardi. Si sono legati mani e piedi alle due misure bandiera, le pensioni e il reddito di cittadinan­za, invece di abbattere le tasse e potenziare il reddito di inclusione».

Per le partite Iva una riduzione delle tasse c’è.

«Ma a livello complessiv­o c’è un aumento della pressione fiscale. Non lo dico io ma l’ufficio parlamenta­re di Bilancio. E sulle partite Iva farei attenzione: c’è un grosso incentivo a mettere in nero una parte del fatturato per rientrare sotto la soglia di reddito che dà diritto alla tassazione agevolata. Non credo sia una buona notizia per il Paese».

Il reddito di cittadinan­za, secondo il governo, sosterrà l’economia perché i soldi vanno in tasca ai più poveri, che non li mettono in banca ma li spendono.

«Guardi, la loro proposta continua a essere un cocktail di due esigenze diverse: sostenere i redditi più bassi e incentivar­e l’ingresso sul mercato del lavoro. Temo finirà per essere una cosa molto lenta, molto burocratic­a. Insomma, uno spreco».

Colpa dell’europa, se è vero, come si dice, che la manovra l’hanno scritta loro.

«Non diciamo sciocchezz­e. L’europa ha fissato i saldi complessiv­i. Ma i contenuti sono tutti del governo».

I tecnici del ministero dell’economia sono stati attaccati dal governo e dalla maggioranz­a. Hanno fatto bene a rimanere al loro posto?

«Certo. Si sono dimostrati, ancora una volta, grandi servitori dello Stato e hanno tutta la mia solidariet­à in questa storia davvero triste».

Ma con Tria si sente mai?

«Siamo amici da anni, ci siamo incontrati spesso. I rapporti sono ottimi».

Che consiglio gli darebbe?

«Non dò consigli, non ne ha bisogno. Ma al governo suggerisco di cominciare a lavorare per la prossima manovra, per la quale dovrà trovare 23 miliardi solo per non fare aumentare l’iva. Anzi, mi preparerei anche un piano B».

In che senso un piano B?

«Se il quadro complessiv­o dovesse peggiorare ci potrebbe essere la necessità di una manovra correttiva già a primavera. Meglio portarsi avanti con il lavoro».

Renzi le avrebbe dato del gufo.

«Ma io non me lo auguro, lo temo per il Paese».

Che voto darebbe a Tria?

«Ma come, non lo sa? Tra professori universita­ri non si danno voti».

 La flat tax per le partite Iva non sia un incentivo all’evasione

Non sono un gufo, temo che il Paese vada incontro a grosse difficoltà

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Pier Carlo Padoan, 68 anni, ex ministro dell’economia

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