May: o il mio piano o la catastrofe E Corbyn già prepara la sfiducia
Per la premier una settimana decisiva. Ue pronta a dare più tempo per la Brexit
LONDRA Non portare a termine la Brexit sarebbe «una catastrofica e imperdonabile rottura della fiducia nella democrazia»: Theresa May lancia gli ultimi, disperati appelli prima del voto di domani in Parlamento sull’accordo raggiunto con Bruxelles per l’uscita dall’europa. Un passaggio che si preannuncia come una clamorosa sconfitta per il governo: e dunque la premier mette in guardia che il rischio è quello di un no deal, ossia un disastroso divorzio senza alcun accordo, o peggio una cancellazione della stessa Brexit, che tradirebbe il risultato del referendum popolare del 2016.
Ma finora la maggioranza dei deputati, compresi tanti dello stesso partito conservatore, resta inamovibile, determinata ad affossare quello che appare come il peggior accordo possibile: una finta Brexit per gli ultrà euroscettici, un peggioramento della condizione attuale senza nulla in cambio per i filo-europei.
Oggi la May renderà pubblico uno scambio di lettere con il capo della Commissione europea, Jean-claude Juncker, per mostrare di aver strappato delle concessioni sul punto più controverso: il cosiddetto «backstop» (la polizza di assicurazione per evitare il ritorno a un confine fisico fra le due Irlande), che implica la permanenza del Regno Unito in una unione doganale. Il governo di Londra proverà a mostrare che Bruxelles è d’accordo nel considerare il «backstop» solo temporaneo: ma difficilmente questo basterà a convincere i deputati.
Dunque domani sera l’accordo con l’europa verrà bocciato. Cosa succederà allora? Gli occhi sono innanzitutto puntati sull’opposizione laburista: ieri il leader Jeremy Corbyn ha annunciato che il suo partito presenterà al più presto una mozione di sfiducia contro il governo e si ritiene che ciò possa avvenire già mercoledì. Corbyn non ha però nessuna intenzione di bloccare la Brexit, nonostante la pressione della base del partito: il suo obiettivo è andare alle elezioni anticipate e insediarsi a Downing Street.
È difficile però che i laburisti riescano a far cadere subito il governo. Invece la May avrà tempo fino a lunedì prossimo per tornare in Parlamento con un piano alternativo. In questi giorni l’umore che filtrava da Downing Street è che la premier avesse ormai messo in conto la sconfitta di domani a Westminster e si fosse proiettata già sul dopo. Tanto che i suoi consiglieri lasciavano intendere che potrebbe ripresentarsi davanti ai deputati già prima di lunedì prossimo.
Per proporre cosa, non è ancora chiaro a nessuno. Le prossime tappe 1
Domani sera è previsto il voto in Parlamento sull’accordo raggiunto a novembre fra Londra e Bruxelles per l’uscita dall’unione Europea Entro lunedì piano alternativo 2
Si prevede una bocciatura. I laburisti annunciano una mozione di sfiducia. Il governo ha tempo fino a lunedì per presentare una proposta alternativa Un’idea è quella di sondare l’orientamento del Parlamento con una serie di voti indicativi, per capire verso che tipo di Brexit ci si vuole indirizzare. La scorsa settimana è emersa fra i deputati una maggioranza trasversale chiaramente intenzionata a impedire un no deal, una uscita senza accordi: ma mentre molti vorrebbero una soft Brexit, altri spingono per un secondo referendum.
Quel che è certo è che il tempo stringe, perché la Brexit avverrà automaticamente il 29 marzo. Anche se da Bruxelles fanno capire che gli europei sarebbero pronti a concedere una dilazione, magari fino a luglio. Dando a Londra spazio per ripensarci. L’uscita
● Il 23 giugno 2016 il Regno Unito vota sull’uscita dall’unione Europea: vincono i «leave» 52% a 48%
● A marzo 2017 May attiva l’articolo 50 del Trattato di Lisbona che regola l’uscita di uno Stato membro: la data per l’addio è fissata per il 29 marzo di quest’anno
Scambio con Juncker Downing Street insisterà sulle nuove concessioni che avrebbe ricevuto da Bruxelles