Sissy non ce l’ha fatta dopo due anni in coma per un colpo di pistola Gettano liquido dallo scooter contro senegalese
Venezia, l’agente ferita dalla sua arma. «Non fu suicidio»
Due anni e due mesi in coma, senza mai riprendere conoscenza. Sissy Trovato Mazza, l’agente penitenziaria di 29 anni, in servizio nel carcere veneziano della Giudecca, è morta sabato sera all’ospedale di Polistena. Il primo novembre 2016, mentre era in servizio all’ospedale civile di Venezia, un proiettile esploso dalla sua pistola d’ordinanza, all’interno di un ascensore, l’aveva colpita alla testa, riducendola in fin di vita.
All’epoca le indagini si concentrarono sul tentativo di suicidio della giovane di Taurianova. Ma il padre Salvatore e i fratelli Patrizia e Rocco non hanno mai creduto a questa ipotesi e hanno continuato a cercare prove e chiesto un supplemento di indagini. Lo scorso ottobre, due giorni prima che scadessero i termini di proroga delle indagini, il gip del Tribunale di Venezia, Barbara Lancieri, ha rigettato la richiesta di archiviazione avanzata dal pm Elisabetta Spigarelli e ha disposto nuovi accertamenti. «Mia figlia non aveva nessun motivo per suicidarsi. Era allegra, solare, nessun problema che potesse turbarla, aveva una relazione stabile» dice il padre. «L’ultima volta che l’ho sentita è stato dopo una gara di calcio a cinque. Era domenica, due giorni prima della tragedia». Sissy giocava come portiere nella Futsal Woman Rambla, la formazione veneta di calcio a cinque che milita in serie A. Nel 2012 con la Pro Reggina aveva vinto il campionato di serie A femminile.
Tanti i misteri che ruotano attorno a questa vicenda. E per cercare di capirne di più, la Procura di Venezia ha disposto per i prossimi giorni l’autopsia sul corpo dell’agente penitenziaria.
La mattina del primo novembre 2016 Sissy Trovato si era recata all’ospedale di Venezia per controllare una detenuta che aveva appena partorito. Non era il suo turno, ma aveva dovuto sostituire una collega. Prima di avviarsi verso l’ascensore, l’agente si sarebbe fermata sul pianerottolo, come se dovesse incontrare qualcuno. «Mia figlia aveva denunciato strani comportamenti all’interno del carcere della Giudecca e aveva anche fatto una relazione sulla presenza di droghe nelle celle» denuncia Salvatore Trovato. Poi accusa: « Il magistrato non mi ha mai voluto ascoltare e il perito della Procura che doveva descrivere la ferita alla testa, si è presentato alla visita dopo che mia figlia era stata operata e suturata».
In questa vicenda c’è, poi, il giallo della pistola. Gli inquirenti l’hanno trovata stretta nella mano destra di Sissy, pulita, senza tracce di sangue o di polvere da sparo. L’avvocato della famiglia, Girolamo Albanese, ha chiesto l’acquisizione di eventuali tracce di Dna sull’arma.