«Litigare è normale, ma non fatelo mai davanti ai bambini»
CITTÀ DEL VATICANO «Mi permetto un consiglio, scusatemi: non litigate mai davanti ai bambini, mai». Nella domenica in cui la Chiesa festeggia il battesimo di Gesù nel Giordano, papa Francesco battezza 27 neonati, 15 bambine e 12 bambini, sotto gli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina. E nell’omelia parla a braccio, «è normale che gli sposi litighino, è normale, sarebbe strano non lo facessero», per raccomandare prudenza alle mamme e ai papà: «Fatelo, ma che i bambini non sentano, non vedano. Voi non sapete l’angoscia che riceve un bambino quando vede litigare i genitori». Francesco parla della trasmissione della fede, «vedete, ci sono bambini che non sanno farsi il segno della Croce: “Fai il segno della Croce”, e fanno una cosa così, che non si capisce cosa sia. Per prima cosa, insegnate loro questo». E la fede si trasmette anzitutto in famiglia, con le parole e l’esempio: «L’importante è trasmettere la fede con la vostra vita di fede: che vedano l’amore dei coniugi, che vedano la pace della casa, che vedano che Gesù è lì». Certo, «quando andranno al catechismo studieranno bene la fede, impareranno la catechesi, ma prima che studiata la fede va trasmessa e questo è un lavoro che tocca a voi», spiega Francesco ai genitori: «È un compito che voi oggi ricevete: trasmettere la fede. E questo si fa a casa. Perché la fede sempre va trasmessa “in dialetto”: il dialetto della famiglia, il dialetto della casa, nel clima della casa». Così ripete: «È brutto litigare? Non sempre, ma è normale, è normale. Però che i bambini non vedano, non sentano, per l’angoscia...». Nella Sistina, del resto, il clima è gioioso, come sempre la Messa del Papa è scandita dal pianto di qualche neonato e come sempre Francesco sorride: «State attenti a non coprirli troppo! E se piangono per fame, allattateli. Alle mamme dico: Allattate i bambini, tranquille, il Signore vuole questo... Perché, dove sta il pericolo?, che loro anche hanno una vocazione polifonica: incomincia a piangere uno, e l’altro gli fa il contrappunto, e poi l’altro, e alla fine è un coro di pianto!».