Corriere della Sera

Una mamma ha il diritto di non fare le torte

- Di Candida Morvillo (Alinari)

Il blog

● Una mamma, Anna S., ha scritto una lettera al blog La 27esima Ora, di Corriere.it (qui sotto), spiegando che si sente inadeguata perché lavora e non riesce a star dietro alle richieste che arrivano dalla scuola materna dei figli ● Il suo intervento è stato condiviso migliaia di volte e commentato in modo opposto

«Sono una mamma che non fa le torte: la scuola non mi condanni». La lettera di Anna S. alla 27esima Ora, pubblicata su Corriere.it, ha raccolto migliaia di condivisio­ni. È la storia di una lettrice che si sente inadeguata perché lavora e non riesce a star dietro alle richieste che arrivano dalla scuola materna dei figli: «Feste, laboratori, merende... Costumi fai-da-te, raccolte di foto... E costanti compiti a casa da fare preferibil­mente con la mamma». Molti anche i commenti e di natura opposta. C’è che dice «condivido ogni parola» e chi «i figli non si può pensare di abbandonar­li a scuola». È acceso il dibattito su un punto: davvero la scuola pubblica chiede troppo ai genitori e non è anacronist­ico che lo faccia oggi, quando tante mamme lavorano? La discussion­e divide anche le donne, famose e no, sentite dal Corriere.

La scrittrice Silvia Avallone, una figlia, Nilde, di tre anni, osserva: «Sono temi che pongono interrogat­ivi su cos’è una donna e cos’è una madre e che s’intersecan­o con un senso di colpa che viene prima della scuola, perché i figli sono inermi e hanno bisogno di noi, della nostra presenza, delle nostre parole, e allo stesso tempo non ci appartengo­no e ogni nostro sforzo deve essere teso alla loro libertà. È importante non essere solo mamme, ma rimanere mogli, lavoratric­i, amanti, amiche, perché un giorno i figli se ne andranno e la nostra identità non si può basare su un’altra persona. È un equilibrio impossibil­e, ma va trovato, perché la nostra missione è la separazion­e dai figli». Quanto alle torte, a lei non sono mai state chieste: «La scuola materna di Nilde, gratuita ma Il dolce L’attrice americana Shirley Temple (1928-2014) da bimba mentre taglia la torta di compleanno non pubblica, è attenta verso i genitori che lavorano. A Natale, non c’è stata una recita, ma una festicciol­a pomeridian­a con orario lungo, affinché tutti potessero partecipar­e».

Anche Cristina Parodi, che la domenica conduce su Raiuno La prima volta, tre figli di 23, 22 e 18 anni, non ha mai fatto torte: «Però mi sono sentita in colpa non per le torte mancate, ma per non essere stata tanto coi ragazzi, per non averli accompagna­ti il pomeriggio a fare sport. Conducevo il Tg5 a Roma, loro Silvia Avallone Cristina Parodi Maria Rita Parsi

Sono temi che si intersecan­o con un senso di colpa che viene prima della scuola

Penso che, se la madre dall’inizio non aiuta i figli a studiare, imparano a farlo da soli

Il problema non sono le torte, ma la solitudine di donne lasciate responsabi­li di tutto

stavano a Bergamo, tornavo il venerdì sera, mi aiutavano le amiche». Sui compiti a casa non si è mai posta il problema: «Penso che, se la mamma non aiuta i figli a studiare dall’inizio, imparano a cavarsela da soli».

La psicologa Maria Rita Parsi, già membro del comitato Onu per i diritti dei fanciulli, vista la lettera, si chiede «dov’era il papà?». Spiega: «Il problema non sono le torte, ma la solitudine di donne lasciate uniche responsabi­li di tutto, senza capacità e possibilit­à di coinvolger­e padri, nonni o altri aiuti amicali. Vale il proverbio africano “per allevare un bimbo ci vuole un villaggio”. Essere una buona mamma è una possibilit­à che anche per le donne che lavorano, ma devono saper trovare alleanze. E, oltre al senso di fatica, deve esserci amore, perché, se c’è amore, c’è gioia e le giuste alleanze le trovi. Bisogna aver cura di non far sentire ai bambini di essere un peso».

Caterina Caccia, milanese, avvocatess­a oltre che consiglier­e di amministra­zione di Tesmec Spa, tre figlie fra i 7 e i 10 anni, non si è ritrovata nella lettera della 27esima Ora: «Ho tre figlie che fanno le elementari pubbliche e non trovo che sia la scuola a chiedere troppo alle mamme, ma che sia il sistema-paese a non aiutare le madri lavoratric­i. So che, se fossi una dipendente, sarebbe difficile avere tempo e permessi per seguire figlie. Sono stata anche rappresent­ante di classe e trovo ovvio che colloqui e recite si facciano in orario scolastico e anche che i genitori aiutino nei compiti a casa, almeno in prima e seconda elementare, dando le basi per insegnare poi a studiare da soli».

Francesca Barra, scrittrice, conduttric­e tv, moglie di Claudio Santamaria e madre di tre bambini dai 12 ai 2 anni avuti dal primo matrimonio, fa le torte, prepara merende, cuce costumi per le recite, aiuta i figli a fare i compiti e non ci sta a essere considerat­a una «supermamma»: «Cucio perché amo cucire, cucino perché il cibo è il mio cordone d’amore coi bambini. Credo che ogni madre dovrebbe trovare un dono personale per suo figlio. Alcune sono bravissime a organizzar­e feste e raccolte per regali, io no, gestisco male il calendario, ma non voglio sentirmi giudicata per questo, so che compenso facendo altro». E forse il traguardo è tutto qui, al netto del sistema-paese che non funziona, bisognereb­be arrivare a dirsi «i bimbi sono sereni e io ho fatto del mio meglio».

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● La questione è la grande partecipaz­ione alle attività scolastich­e chiesta alle madri più che ai padri
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