Corriere della Sera

LIBIA, LA STRADA DELLA PACIFICAZI­ONE È SEMPRE IN SALITA

- di Lorenzo Cremonesi

Sono precipizi e pareti ripide quelli che si prospettan­o sulla via della pacificazi­one della Libia. Che la strada per la tenuta della «Al Mutlaka al Watani», l’assemblea Nazionale, fosse tutta in salita Ghassan Salameh l’aveva ammesso già al termine della Conferenza di Palermo il 13 novembre. All’inviato Onu per la Libia la diplomazia italiana aveva affidato il compito di dare un senso compiuto all’evento. Ovvio che non bastava il successo di partecipaz­ione, occorrevan­o risultati concreti. E questi, almeno per ora, non ci sono. Anzi, il tempo stringe. Salameh a Palermo aveva detto di voler convocare l’assembla Nazionale, descritta come «un importante momento di dialogo tra i massimi esponenti della società civile libica in preparazio­ne delle elezioni generali», entro la fine del gennaio 2019. Eppure, nulla lascia presagire che nei prossimi 15 giorni ciò possa seriamente aver luogo. «Si viaggia in alto mare. Non è neppure detto che l’evento possa avvenire a febbraio o marzo», sostengono fonti giornalist­iche tripoline. Salameh rende noto un dettagliat­o documento preparator­io. Vi si specifica che l’assemblea sarà formata da 140 membri, tra cui: 24 per le istituzion­i elette (12 del Parlamento, 6 dell’alto Consiglio di Stato, 6 della Costituent­e); 43 delle rappresent­anze delle 22 province, specie dei consigli municipali maggiori; 31 dei partiti politici; 18 militari, compresi l’esercito di Khalifa Haftar (l’uomo forte della Cirenaica) e le maggiori milizie della Tripolitan­ia. Ma si litiga sui nomi, non sono chiari i criteri di selezione, crescono frizioni tra etnie e tribù. Salameh si trova inoltre a dover combattere contro l’ostracismo dei circa 250 deputati attivi dei parlamenti di Tobruk e Tripoli, che si sentono esautorati. Nel frattempo, l’anarchia interna vede l’impennata di omicidi e attentati da parte delle colonne di Isis sempre più aggressive, specie nel Fezzan. L’arrivo di navi cargo cariche di armi turche a Misurata incattivis­ce le fazioni.

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