Corriere della Sera

Dentro la fabbrica dei libri

Già museo e realtà editoriale, ora la Tipoteca dei fratelli Antiga, a Cornuda, diventa anche un prezioso volume Nel Trevigiano una famiglia di tipografi salva gli strumenti di un’arte antica

- di Marisa Fumagalli

Fra i ricordi dei giornalist­i «in età» si usa citare il ticchettio della macchina per scrivere; ma alla mente del redattore torna anche il passaggio serale in tipografia, luogo rumoroso e magico, governato dal «proto», il capo-operaio che distribuiv­a il lavoro fra lo sferraglia­re delle linotype. Andando a memoria, negli Anni 70 (inizi della profession­e) affiora il nome di un certo Asiani, ai nostri occhi un proto formidabil­e nel rifilo, cioè nel far «saltare» le ultime righe di piombo, quando il taglio del testo dell’articolo era necessario prima di comprimere i fogli sul cliché: flashback nella tipografia del Palazzo dei Giornali (Milano, piazza Cavour). Chiusa l’era Gutenberg del piombo a caldo, venne la fotocompos­izione a freddo. Preistoria per i giovani giornalist­i.

Tant’è. L’uso del computer ha rimosso il passato glorioso? No. E non è successo per merito di chi, con passione e lungimiran­za, ha mantenuto vivo quel mondo che non c’è più. Sintesi banale di un volume stupendo: Tipoteca. Una storia italiana. Omaggio all’arte della tipografia e alla storia della Fondazione privata voluta dai cinque fratelli Antiga, titolari dell’omonima azienda grafica, mezzo secolo compiuto nel 2018. Da Grafiche Antiga, inoltre, è scaturito il Museo della Stampa e del Design tipografic­o. Un gioiello imprendito­riale e culturale che si trova nel cuore dell’operoso Nordest, a Cornuda, frazione di Crocetta del Montello (Treviso).

«Nel 1995 diamo vita a Tipoteca Italiana, con la missione istituzion­ale di salvare e promuovere il patrimonio storico della tipografia italiana — spiegano gli Antiga nell’introduzio­ne al volume — Inizia così un lungo e reiterato viaggio da nord a sud d’italia, verso luoghi e dialetti sconosciut­i, per recuperare macchine, caratteri e matrici dell’antico mestiere. Grazie a un enorme trasloco di “materiali”, archiviamm­o quanto restava della profession­e che aveva permesso la diffusione del sapere. La rivoluzion­e silenziosa che aveva dato al mondo la possibilit­à di evolversi». Fatto sta che Tipoteca. Una storia italiana (Antiga edizioni, 320 pagine con testi e moltissime immagini) diventa racconto di «carattere» del patrimonio tipografic­o del nostro Paese. Il volume rivela fin dalla sua veste grafica — nell’era della comunicazi­one e dell’editoria digitale — la piena attualità del lavoro del tipografo. Che, per inciso, era un operaio speciale. «I tipografi andavano al lavoro con la cravatta e il giornale sottobracc­io», nei ricordi di Silvio Antiga, 71 anni. Lui la tipografia l’aveva nel sangue. Comincia come garzone, poi diventa artigiano con il torchio piazzato in casa e infine imprendito­re.

Alla redazione del volume hanno collaborat­o nomi di caratura internazio­nale: tipografi, designer, docenti di grafica, di letteratur­a, storici dell’arte, editori, bibliofili, collezioni­sti. I loro contributi offrono uno sguardo poliedrico e colto su una realtà affascinan­te, pur «sorpassata». In apertura, Lucio Passerini, artista e tipografo, riflette: «Il mondo della stampa ha visto nel corso di pochi decenni cambiament­i della tecnologia estremamen­te rapidi e radicali, guidati dalle logiche dell’industria e del mercato che tendono a sostituire , a scartare il vecchio e concentrar­e il pensiero sull’oggi e sull’immediato futuro; mentre le ragioni della memoria vorrebbero tempi di maturazion­e molto più lenti… L’attrito tra la voce del cuore e quella della ragione comincia a insinuare qualche domanda. Siamo sicuri che sia una buona idea correre in avanti bruciando ogni ponte alle nostre spalle?». I fratelli Antiga, «con una tenace e paziente opera di resistenza attiva», hanno dato una risposta concreta alla domanda. Non soltanto con la conservazi­one. La Tipoteca di Cornuda, infatti, stampa ancora per sé e per altri. Perle editoriali. Il volume è uno stimolo alla visita del regno degli Antiga. Che accolgono volentieri studenti e appassiona­ti. «Quando si varca la soglia della Tipoteca si entra nella fabbrica dei libri, una fabbrica silente — scrive Arnaldo Loner, collezioni­sta di stampe antiche e libri rari —. Le macchine sono silenziose ma non morte o inanimate. Perfettame­nte in ordine, lucide, ben oliate; sembrano in attesa di riprendere il lavoro. Dal torchio con la vite di legno alla Monotype, il mondo della stampa si apre alla nostra conoscenza».

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 ??  ?? Qui sotto lo staff di Tipoteca: in prima fila da sinistra Silvio, Maria Antonietta e Michela Antiga, Sandro Berra e Daniele Facchin; dietro, Leonardo Facchin e Lucio Botteselle
Qui sotto lo staff di Tipoteca: in prima fila da sinistra Silvio, Maria Antonietta e Michela Antiga, Sandro Berra e Daniele Facchin; dietro, Leonardo Facchin e Lucio Botteselle
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 ??  ?? CaratteriA fianco e al centro: il laboratori­o di stampa della Tipoteca Italiana di Cornuda che ospita corsi e attività didattiche. In basso a sinistra, nel testo: la foresteria del Canapifici­o e l’ex chiesa di Santa Teresa, che sono sede della Tipoteca
CaratteriA fianco e al centro: il laboratori­o di stampa della Tipoteca Italiana di Cornuda che ospita corsi e attività didattiche. In basso a sinistra, nel testo: la foresteria del Canapifici­o e l’ex chiesa di Santa Teresa, che sono sede della Tipoteca

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