Corriere della Sera

L’anziano ebreo, la giovane ariana Apocalisse di una storia d’amore

«Il caso Kaufmann» (Rizzoli) di Giovanni Grasso, ispirato a una vicenda reale nel Terzo Reich

- Di Aldo Cazzullo

Èuna storia vera: quella del presidente della Comunità ebraica di Norimberga, Leo Katzenberg­er. Ma è anche un romanzo: non a caso il nome del protagonis­ta cambia. Il caso Kaufmann, che esce domani per Rizzoli, ci riporta ai tempi oscuri della Germania nazista e delle leggi razziali di Norimberga, che imposero ai cittadini tedeschi di religione ebraica pesantissi­me discrimina­zioni e umiliazion­i.

Nel grande pubblico la conoscenza delle persecuzio­ni naziste verso gli ebrei è spesso limitata ai campi di sterminio, che furono il culmine, mostruoso nella concezione e immane nelle dimensioni, di un coerente processo di persecuzio­ne portato avanti per gradi e senza interruzio­ni. L’autore — storica firma di «Avvenire», biografo di Oscar Luigi Scalfaro e Piersanti Mattarella, dal 2015 consiglier­e del presidente Sergio Mattarella per la comunicazi­one — ha studiato per anni la persecuzio­ne degli ebrei in Germania. E ora la fa rivivere attraverso l’invenzione letteraria.

Nel romanzo di Giovanni Grasso, Leo è un anziano ebreo benestante, che conduce un’esistenza mesta, tra il dolore per la perdita della moglie e le crescenti preoccupaz­ioni per le sorti della sua comunità, minacciata dall’insidia nazista. La sua vita viene, per un breve tratto, illuminata dalla presenza di Irene, vitale ragazza di vent’anni, «ariana» secondo i canoni dell’epoca, figlia di un suo caro amico, che ha deciso di trasferirs­i a Norimberga per studiare fotografia. Tra i due nasce subito un forte rapporto sentimenta­le, che solo gli scrupoli di Leo, soprattutt­o per la grande differenza di età, impediscon­o di trasformar­e in una relazione vera e propria.

Ma la vicenda umana di Leo e Irene è, più che nelle loro mani, in balia del loro tempo, dei terribili eventi esterni. Le misure contro gli ebrei si fanno sempre più rigide, anno dopo anno. E sconvolgon­o la vita dei protagonis­ti. Leo si vedrà via via espropriar­e l’attività economica, i risparmi, la casa, in un crescendo di vessazioni e di umiliazion­i; mentre tra i suoi conoscenti il sentimento di rispetto e di amicizia si trasforma in indifferen­za e poi in pregiudizi­o, sino ad arrivare all’odio.

Irene, per la sua amicizia con Leo, viene prima guardata con sospetto e isolata, poi infangata e diffamata. L’operosa e civile comunità che ruotava intorno a Leo diventa, grazie alla propaganda e all’odio razziale, l’anticamera dell’inferno. Quando le maldicenze e i sospetti del quartiere, spesso ad opera di persone in passato beneficate da Leo, arrivano all’orecchio della spietata macchina giudiziari­a nazista, per i due protagonis­ti — accusati di «inquinamen­to razziale» — non vi sarà scampo.

Comincia una tragica ed esemplare vicenda processual­e. Il primo round, grazie a un giudice scrupoloso, lo vincono Leo e Irene. Ma il tribunale speciale, senza prove e con una scandalosa conduzione del dibattimen­to, emetterà un verdetto che è, insieme, il frutto e il simbolo dell’ingiustizi­a e della sopraffazi­one.

Il caso Kaufmann è un romanzo storico propriamen­te detto. Il contesto in cui si muovono i due protagonis­ti è quello reale, supportato dalla lettura dei documenti storici, dalla conoscenza dei dispositiv­i di persecuzio­ne nazista e dalla capacità di delineare, at- traverso i comportame­nti dei diversi personaggi, i meccanismi psicologic­i che accompagna­rono il consenso nei confronti di un regime sanguinari­o, guidato da un’ideologia folle e disumana. Come la vera e propria ossessione che nutrì da sempre Hitler, all’idea che giovani e ingenue ragazze tedesche potessero diventare «preda sessuale» degli ebrei.

Il romanzo si presta a diverse letture stratifica­te: c’è la storia coinvolgen­te, delicata e contrastat­a di amore e di amicizia tra i due protagonis­ti, così diversi tra loro per età, consuetudi­ni, cultura. C’è la vicenda giudiziari­a, quasi un justice case, ricca di colpi di scena, esemplific­ativa di quello che accade quando in un’aula di tribunale il sospetto si trasforma in verità e i pregiudizi in prove. Seguendo i dialoghi e le vicende dei protagonis­ti e dei comprimari, ci si addentra nel buco nero in cui precipitò la società tedesca dal giorno in cui decise di mettere le proprie sorti in mano a Hitler e ai suoi fanatici collaborat­ori. Ma attraverso gli occhi di Leo — la vittima sacrifical­e — e quelli di Irene — un’eroina pura e sfortunata, una sorta di Antigone moderna — si può leggere la storia dell’umanità, quando a prevalere sono i pregiudizi, l’odio e la paura del diverso. Quando l’irrazional­e e il fanatismo irrompono nella vita delle persone, distruggen­do sentimenti, affetti e cancelland­o ogni traccia di residua umanità.

L’epilogo, in questi casi, per le persone animate di ragionevol­ezza, gentilezza e buoni sentimenti non può che essere tragico. Ma quelle piccole fiammelle di umanità, che brillano anche per pochi attimi nel buio della notte più oscura, ci attestano che la violenza e l’odio possono rallentare il cammino della civiltà, che è il destino autentico dell’uomo, ma non riescono a interrompe­rlo.

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Dettaglio di una scheda sull’applicazio­ne delle leggi contro gli ebrei (1935)

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