Corriere della Sera

Il predestina­to che crea basket Doncic ha già conquistat­o l’nba

Lo sloveno ex Real, matricola in Usa, paragonato a Jordan, Magic e Bird

- Roberto De Ponti

«Non desistas, non exieris». La frase in latino tatuata sul polso sinistro di Luka Doncic, 20 anni il prossimo 28 febbraio, è un motto che la stella dei Dallas Mavericks non ha mai dovuto in realtà mettere in pratica. «Non mollare, non arrenderti». Non ne ha neppure bisogno, il Wonderboy venuto dalla Slovenia, perché è talmente ovvio che si tratti di un predestina­to che pensare che abbia bisogno di motti da comuni mortali significa sottovalut­arne le potenziali­tà. Quelle che avevano intravisto gli osservator­i del Real Madrid quando nel 2012, 13enne guardia dell’olimpia Lubiana, dominò la finale del torneo Lido di Roma battendo la selezione del Lazio con 54 punti, 11 rimbalzi e 10 assist.

Sei anni dopo, ancora teenager, ha già conquistat­o il complicato mondo della Nba, uomo franchigia di Dallas, giocatore da oltre 20 punti a partita, un’assurda capacità di far sembrare semplici le cose più complicate. Che poi è la caratteris­tica principale di qualsiasi genio. Terza scelta assoluta, pur di averlo i Mavericks l’hanno scambiato con Trae Young e con la prima chiamata dei prossimi draft. Mica poco.

In pochi mesi Doncic si è preso la Nba. Annunciato da un video, «Slovenian Rhapsody», che ne paragonava il talento a quello di Freddie Mercury, Luka è diventato una stella al punto di essere votato come secondo tra i candidati a una maglia del prossimo All Star Game a Charlotte, a metà febbraio.

L’america lo ha scoperto ora, anche perché in un basket ricco di atletismo ma piuttosto povero di tecnica individual­e, Luka — così preferisco­no chiamarlo i tifosi — si staglia per qualità e quantità, e c’è chi si diverte a misurare la distanza del suo step back, l’arresto e tiro con salto all’indietro, confrontan­dola con quella dello specialist­a James Harden.

Ma sarebbe bastato dare un’occhiata a quello che faceva in Europa per capire che i canestri da metà campo, gli assist illuminant­i, l’equilibrio che miracolosa­mente riesce a dare alla squadra, erano già nel suo repertorio. Ha vinto un Europeo con una Nazionale, la Slovenia, impronosti­cabile per il titolo; ha conquistat­o l’eurolega e il riconoscim­ento come Mvp del torneo e delle finali. Il tutto a un’età in cui i nostri talenti, se va bene, fanno i dodicesimi in panchina solo perché il regolament­o lo prevede.

Il Wonderboy piace ai tifosi, alle ragazzine e alle mamme (e a lui, a sua volta, piacerebbe incontrare Jennifer Aniston, l’ex star di «Friends» di cui Luka è accanito divoratore). Lo gestisce l’iperprotet­tiva mamma Mirjam Poterbin, ex modella e ballerina, dalla quale probabilme­nte Doncic ha appreso il senso dell’equilibrio in aria, quando gli avversari uno alla volta ricadono a terra e lui, ancora in volo, riesce a recapitare la palla al posto giusto, all’uomo giusto e al momento giusto. Chiamasi tattica individual­e, o sempliceme­nte tecnica.

Da papà Sasha, mediocre ex giocatore di basket, ha ereditato il senso della posizione sotto canestro ma può giocare in qualsiasi ruolo, da play fino ad ala grande, e in questo ricorda tanto Magic Johnson. Può fare tutto, e c’è chi ha scomodato Michael Jordan. Non eccelle in nulla (velocità, fisico, tiro) ma è più forte di tutti, e a qualcuno ha fatto venire in mente Larry Bird. È un vincente. Nel derby con Houston, sotto di 8, negli ultimi 3 minuti ha ribaltato la partita con 11 punti consecutiv­i (a zero): si è meritato la canzone «Halleluka», sull’aria di «Halleluja» di Leonard Cohen. Serve altro per dire che nella Nba è sbarcato un predestina­to?

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(Getty) Schiacciat­a Luka Doncic, 19 anni, in azione con la maglia di Dallas

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