Camurri in tv non fa turismo, connette idee e stimola curiosità
P rovincia capitale, giunto intanto alla sua terza edizione, e Passato e presente sono le ultime due trasmissioni che incarnano ancora un’idea di servizio pubblico; dovrebbero al più presto essere sottoposte a vincolo di tutela. Edoardo Camurri scorrazzava per le vie di Cuneo, una città che conta ben otto km di portici, un covo di geometri, capoluogo della Granda, la provincia che all’enogastronomia italiana ha regalato il meglio, dal Barolo alla Nutella. Camurri non fa turismo, ricordando l’antico ammonimento di Marc Fumaroli: «La televisione è turismo di massa sul posto, il turismo una televisione in movimento». No, lui incontra persone, connette idee, stimola curiosità: una forma di conoscenza mai deprivata della sua sapienza (Rai3, domenica, ore 10,20).
Magari gli tocca anche incrociare Piergiorgio Odifreddi che sostiene che il nome Cuneo è onomatopeico (la città è posta sopra un altipiano a forma di «cuneo», alla confluenza del Gesso e della Stura); pazienza, trattasi di toponimo descrittivo (vabbé, Odifreddi è matematico, è stato compagno di scuola di Briatore). Ma incontri come quelli con Mario Collino, detto «prezzemolo», un collezionista di antichi giocattoli che trasforma i suoi racconti in pura filosofia, restano per sempre. O quello con un’antropologa di Savona (!), Irene Borgna, che ha scoperto nelle valli cuneesi il suo paradiso terrestre. O quello con i mitici Filippo Bessone e Azio Citi, nell’interpretazione di Cuneo è sulla falsa riga di Napule è di Pino Daniele. E poi come si possono dimenticare Duccio Galimberti, Nuto Revelli, Giorgio Bocca e soprattutto Totò con la sua immortale battuta: «Sono un uomo di mondo, ho fatto tre anni di militare a Cuneo». Uomini di mondo sì, ma caratteristica antropologica dei cuneesi è che di fronte a una qualsiasi iperbole, a un cambio di vita, amano ripetere «esageroma nen», sublime forma di understatement.