Prevista la «salvaguardia del diritto» per chi matura i requisiti entro il 2021
La pensione con «quota 100» viene introdotta in via sperimentale per il triennio 2019-2021, ma gli effetti non si limitano al 2021. Chi, infatti, maturerà i requisiti entro il
31 dicembre 2021 potrà esercitare l’opzione di uscita anticipata anche dopo quella data. Si tratta, in pratica, di una sorta di «salvaguardia del diritto», che potrebbe consentire di evitare una «corsa» a quota 100, diluendo le uscite. In caso contrario si sarebbe potuto andare incontro a una richiesta eccessiva di risorse per far fronte alle domande, cosa che invece si è cercato di escludere con la clausola «salva spesa» di cui al punto 1. che tutti i potenziali aventi diritto vadano in pensione prima è il divieto di cumulare l’assegno con redditi da lavoro superiori a 5 mila euro l’anno. Il divieto vale fino al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia (ora 67 anni). Questa norma mira anche a favorire l’assunzione di giovani, obiettivo al quale è dedicato anche l’articolo sui Fondi di solidarietà bilaterali costituiti da imprese e sindacati che, in presenza di accordi aziendali che prevedano assunzioni, potranno erogare un assegno di accompagnamento a «quota 100» ai lavoratori con almeno 59 anni d’età e 35 di contributi.
Proroghe e blocchi
Il decreto mantiene in vita «opzione donna»: le lavoratrici dipendenti con 58 anni d’età (59 se autonome) e 35 anni di contributi al 31 dicembre 2018 potranno andare in pensione, ma con l’assegno calcolato interamente col contributivo. Fino al 31 dicembre, inoltre, resta l’ape sociale, l’anticipo di pensione fino a 1.500 euro al mese per alcune categorie svantaggiate di lavoratori con almeno 63 anni d’età e 3o o 36 di contributi, secondo i casi.
Il provvedimento congela l’aumento di 5 mesi del requisito per la normale pensione anticipata, che resta dunque di 42 anni e 10 mesi (un anno in meno per le donne), indipendentemente dall’età. Ma lo sconto in realtà è di soli due mesi perché la pensione scatterà con un ritardo di tre mesi. Stessa cosa per i lavoratori «precoci», quelli che hanno cominciato prima dei 18 anni: andranno in pensione dopo 41 anni di contributi più la «finestra» di tre mesi.
Riscatto della laurea
Si potranno riscattare periodi di buco contributivo per un massimo di 5 anni. In particolare il corso di laurea potrà essere riscattato a condizioni agevolate da chi non ha più di 45 anni d’età e ha cominciato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995 (ricade quindi interamente nel sistema contributivo). Il costo del riscatto sarà per il 50% detraibile in cinque quote annuali.