Corriere della Sera

Prevista la «salvaguard­ia del diritto» per chi matura i requisiti entro il 2021

- Enrico Marro

La pensione con «quota 100» viene introdotta in via sperimenta­le per il triennio 2019-2021, ma gli effetti non si limitano al 2021. Chi, infatti, maturerà i requisiti entro il

31 dicembre 2021 potrà esercitare l’opzione di uscita anticipata anche dopo quella data. Si tratta, in pratica, di una sorta di «salvaguard­ia del diritto», che potrebbe consentire di evitare una «corsa» a quota 100, diluendo le uscite. In caso contrario si sarebbe potuto andare incontro a una richiesta eccessiva di risorse per far fronte alle domande, cosa che invece si è cercato di escludere con la clausola «salva spesa» di cui al punto 1. che tutti i potenziali aventi diritto vadano in pensione prima è il divieto di cumulare l’assegno con redditi da lavoro superiori a 5 mila euro l’anno. Il divieto vale fino al raggiungim­ento dell’età per la pensione di vecchiaia (ora 67 anni). Questa norma mira anche a favorire l’assunzione di giovani, obiettivo al quale è dedicato anche l’articolo sui Fondi di solidariet­à bilaterali costituiti da imprese e sindacati che, in presenza di accordi aziendali che prevedano assunzioni, potranno erogare un assegno di accompagna­mento a «quota 100» ai lavoratori con almeno 59 anni d’età e 35 di contributi.

Proroghe e blocchi

Il decreto mantiene in vita «opzione donna»: le lavoratric­i dipendenti con 58 anni d’età (59 se autonome) e 35 anni di contributi al 31 dicembre 2018 potranno andare in pensione, ma con l’assegno calcolato interament­e col contributi­vo. Fino al 31 dicembre, inoltre, resta l’ape sociale, l’anticipo di pensione fino a 1.500 euro al mese per alcune categorie svantaggia­te di lavoratori con almeno 63 anni d’età e 3o o 36 di contributi, secondo i casi.

Il provvedime­nto congela l’aumento di 5 mesi del requisito per la normale pensione anticipata, che resta dunque di 42 anni e 10 mesi (un anno in meno per le donne), indipenden­temente dall’età. Ma lo sconto in realtà è di soli due mesi perché la pensione scatterà con un ritardo di tre mesi. Stessa cosa per i lavoratori «precoci», quelli che hanno cominciato prima dei 18 anni: andranno in pensione dopo 41 anni di contributi più la «finestra» di tre mesi.

Riscatto della laurea

Si potranno riscattare periodi di buco contributi­vo per un massimo di 5 anni. In particolar­e il corso di laurea potrà essere riscattato a condizioni agevolate da chi non ha più di 45 anni d’età e ha cominciato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995 (ricade quindi interament­e nel sistema contributi­vo). Il costo del riscatto sarà per il 50% detraibile in cinque quote annuali.

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