Corriere della Sera

L’opera d’arte è un’arma geopolitic­a

Dall’ermitage al Metropolit­an, dagli Uffizi al Louvre: alleanze, dispetti e ripicche

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● Il tema si riproporrà nel 2020, per i 500 anni della morte di Raffaello. A Roma si stanno preparando mostre alle Scuderie del Quirinale, alla Galleria Borghese e ai Musei Vaticani. Tutte potrebbero chiedere «La Belle Jardinière» (foto sopra): il Louvre potrebbe negarla il fenomeno è ampio e originato dal fatto che, come affermano James B. Cuno e Neil Macgregor nel saggio Whose Muse?, non si è «istituzion­alizzata la reciprocit­à dei prestiti, per cui si promettono quadri che, poi, non vengono concessi per insondabil­i ragioni». A innescare la miccia fu proprio la Francia nel ’98 che aveva autorizzat­o l’arrivo di Water Lilies di Monet da Boston alla Royal Academy di Londra, ma poi negò il prestito perché «il Regno Unito non fornisce garanzie legali». Lo stesso fece la Russia, che non prestò alla National Gallery il San Sebastiano di Tiziano nel 2004. Una mostra sull’arte cinese fu cancellata dal British Museum perché Taiwan si ri- fiutò di inviare le opere promesse. Il ministro della Cultura della Romania vietò la partenza di due Brancusi verso la Tate Gallery per paura che ne «rivendicas­sero il possesso». Nel 2015 la Russia bloccò il prestito di 48 Chagall al Museo di Stoccolma.

Mentre, come dichiarato dal principe Carlo Torlonia, i suoi fratelli avrebbero tentato di vendere al Getty parte della prestigios­issima collezione Albani-torlonia, nel febbraio 2017 sono gli Usa a lamentarsi contro l’italia perché, nonostante la restituzio­ne dell’auriga di Mozia e degli argenti di Morgantina la Regione Sicilia blocca 23 prestiti per il Metropolit­an: «L’obiettivo del decreto fermaprest­iti è di tenere I capolavori

A sinistra, la tela «Madonna con bambino» di Piero della Francesca (Alana Collection) e a destra, il «Salvator Mundi» di Leonardo La Casa Bianca ha chiesto in prestito al Guggenheim un van Gogh per gli alloggi privati dei Trump ma il museo ha proposto l’opera America di Maurizio Cattelan ( foto) i capolavori a casa nella speranza di attirare turisti», scrive il New York Times.

Nel 2017 sembrava che la Russia avesse posto fine agli «embarghi». Ma nella mostra su Luigi Valadier aperta a fine 2018 alla Frick Collection di New York, «non è arrivato nessun oggetto russo, nonostante l’ermitage ne possegga numerosi», ha affermato il curatore Alvar Gonzales Palacios. E per la serie chi lo fa l’aspetti, alla mostra Piero della Francesca, il monarca della pittura all’ermitage non è arrivata la Madonna con Bambino dell’alana collection di Newark. Ma tutto il Patto Atlantico ci ha messo del suo: la National Gallery non ha prestato il Battesimo di Cristo, gli Uffizi il dittico del duca e duchessa d’urbino.

L’appello della Bergonzoni ha trovato indiretto sostegno nel direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, che l’altro giorno ha dichiarato: «Non possiamo prestare i nostri Leonardo all’estero per esigenze di tutela». Il Palazzo della Pilotta di Parma, invece, presterà La Scapigliat­a.

Ma che opere ci saranno alla mostra del Louvre (24 ottobre) su Leonardo, visto che anche del più costoso quadro del mondo, il Salvator Mundi, si sono perse le tracce? Anzi, secondo i giornalist­i Zev Shalev e Tracie Mcelroy il Salvator Mundi sarebbe stato acquistato in asta dall’arabia Saudita a un prezzo gonfiato per far giungere soldi a Trump attraverso il precedente proprietar­io, l’oligarca russo Rybolovlev, patron del Monaco e amico di Putin. Il 9 giugno 2016, alla Trump Tower, si sarebbe pianificat­o come far transitare i 300 milioni di dollari di overprice sulla società Psy-group, in rapporti con Cambridge Analytica. E a proposito di Trump, alla sua richiesta di ottenere in prestito Paesaggio con neve di van Gogh la curatrice democratic­a del Guggenheim, Nancy Spector, ha risposto offrendo America, il cesso d’oro di Maurizio Cattelan.

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