«La meraviglia è tutta vostra Io sapevo dove sarei arrivato»
Il bomber dell’atalanta: «Era solo questione di tempo. E di duro lavoro»
ZINGONIA Dal tenero Zapata a Duván il terribile il passo non è stato breve. Ci sono volute 5 stagioni e mezza, 4 squadre, 7 tecnici, mille dubbi (degli altri) e un’etichetta scomoda (sempre degli altri). Alla fine però, a 27 anni, il ragazzo venuto da Cali ce l’ha fatta a diventare importante. Come? «Con i gol, imparando dai maestri giusti e senza ascoltare le critiche superficiali. E con un po’ di fortuna, ovvio».
Perché conta anche quella, diciamolo...
«Tantissimo. Prima succedeva come a Roma che calciavo, pigliavo il palo e segnava Castagne, oppure come col Milan: tiro, respinta e gol di Rigoni. Non che io non ci fossi, mancava il dettaglio. Era solo questione di tempo. E ora tutto è cambiato».
Infatti: le ultime 6 partite sempre a segno (9 gol) in campionato, gol e assist in Coppa Italia nel 2-0 al Cagliari negli ottavi. Insomma, è nata una macchina.
«Sì, ma lo so che prima o poi mi fermerò. La missione sarà continuare comunque a crescere. Alla fine la cosa che più inorgoglisce è questa: sono sempre cresciuto, nei gol e nel gioco per la squadra».
Che cos’ha visto Gasperini di differente in lei?
«La capacità di attaccare la porta, puntarla, non giocare mai spalle alla porta. All’inizio non è stato facile: questo è un gruppo dal gioco consolidato, rasoterra, al piede. Ci ho dovuto lavorare molto».
Gomez e Ilicic aiutano...
«Davvero! Hanno una qualità pazzesca. Dopo il primo allenamento mi sono detto: se non faccio gol con questi, non li faccio mai più…».
A proposito di qualità. Dicevano che lei ne avesse poca: è generoso sì, però...
«Basta una voce per etichettarti. Ma io ero tranquillo: sapevo che non era così. E non sono stupito di quello che sta accadendo».
Parlava di maestri.
«Uno è stato Higuain al Napoli: che spettacolo i suoi movimenti. Idem Quagliarella alla Samp. Allenarsi con gente simile è un privilegio».
L’italia le piace anche fuori dal campo?
«Molto. A Napoli è nato il mio secondo figlio Dayton (4 anni, la primogenita è Dantzel, 6, ndr), l’italia ormai l’ho girata tutta e mi sono sempre trovato bene: al Nord e al Sud, con o senza il mare».
Mai vittima di razzismo?
«Personalmente no. Però vi dico che il razzismo è un fenomeno globale. Ho giocato in Argentina e in Colombia: c’è pure lì, purtroppo».
Giusto sospendere le partite in caso di cori e ululati?
«Sì. Io mi immagino cos’ha passato il mio amico Koulibaly. Un segnale va dato. Siamo nel Colombiano
Io senza qualità? Un’etichetta. Gasp mi ha stimolato, Gomez e Ilicic che partner, Higuain il maestro. Ma è la mamma che mi ha scoperto...
Ho girato tutta l’italia e mi ci trovo bene. Il razzismo? Sono solidale col mio amico Koulibaly ma purtroppo è ovunque, anche in Colombia