Corriere della Sera

Le cifre riviste fanno tremare anche il Nord

L’adeguament­o (continuo) delle previsioni

- di Dario Di Vico

Il giudizio di Bankitalia che ipotizza la recessione tecnica già nel 2018 non sorprende. Già si vocifera di correzioni sul 2019, ma i nuovi dati fanno tremare anche il Nord.

MILANO C’è una battuta di Fedele De Novellis, direttore di Ref Ricerche, che serve a sintetizza­re la fase che stiamo vivendo: «Ormai sono i numeri a inseguire la realtà, siamo costretti ad adeguare le previsioni quasi di continuo. E’ da sei mesi che viviamo così». In questo contesto il giudizio di Bankitalia che ipotizza la recessione tecnica già nel 2018 non sorprende più di tanto. Bisognerà attendere il responso ufficiale dell’istat previsto per il 31 gennaio per sapere se il Pil del quarto trimestre ‘18 sarà andato sottozero ma già cominciano a circolare le prime correzioni sul 2019. Sempre nel bollettino di Via Nazionale la stima indicata è dello 0,6% ed è però opinione di molti analisti che assai difficilme­nte verrà raggiunta.

Per centrare quell’obiettivo occorrereb­be forse che tutti gli 11 miliardi stanziati dal governo per le pensioni e il reddito di cittadinan­za finissero a sostenere i consumi ma sarà davvero così? L’en plein pare difficile e infatti le stime indipenden­ti sul 2019 sono molto meno ottimistic­he rispetto a Bankitalia, si parla addirittur­a

di 0,3. Via via nei prossimi giorni e settimane gli istituti di ricerca, le maggiori banche e successiva­mente Confindust­ria renderanno pubbliche le loro stime e ne sapremo di più. Il quesito sul tavolo può essere sintetizza­to così: la recessione sarà tutto sommato veloce e limitata, come sembra suggerire il bollettino, oppure dovremo fare i conti con una frenata destinata a prolungars­i nel tempo? In questa sede vale solo la pena ricordare che il quadro di finanza pubblica approvato alla fine di dicembre si basa su una previsione del Pil ‘19 a +1,0, previsione che quantomeno è in contrasto con l’affermazio­ne («siamo in stagnazion­e») fatta dal ministro Giovanni Tria nell’intervista al Corriere. Se poi proiettiam­o numeri e stime sulle scelte politiche che si dovranno fare nel prossimo Def sono ovviamente dolori, con la «bomba» delle maxi-clausole di salvaguard­ia degli aumenti dell’iva pronta ad esplodere.

Se dalle stime passiamo al racconto dell’economia reale i riscontri vanno nella stessa direzione. Nel consiglio generale di Confindust­ria che si è tenuto mercoledì a Roma tutti gli interventi dei presidenti delle territoria­li e delle categorie si sono espressi in maniera molta dura nei confronti del governo Conte. Che di fronte al drastico mutamento del ciclo economico mondiale si è girato dall’altra parte, non ha messo in atto gli investimen­ti atti a contrastar­lo e si è concentrat­o sul mix redistribu­zione/mercato del lavoro. Dall’emilia-romagna, regione che aveva goduto a pieno della ripresa iniziata nel 2015, arrivano segnali di rallentame­nto generalizz­ato con portafogli ordini che si accorciano, stop a investimen­ti e assunzioni. Persino dall’autostrada A4, uno degli indicatori più significat­ivi del ritmo dell’economia del Nord, giungono prime indicazion­e di riduzione del traffico dei Tir. Per ora se ne possono scorgere segnali nei dati Anas ma bisognerà attendere il riscontro ufficiale della società Autostrade. Dal Veneto oltre al calo degli ordini e la riduzione dell’export si segnala un paradosso: il rallentame­nto è evidentiss­imo ma ci sono imprese alla costante ricerca di manodopera che non c’è. Persino la ristorazio­ne fatica a trovare i cuochi. Come si spiega? Probabilme­nte con un’ulteriore accentuazi­one della polarizzaz­ione dentro il sistema delle imprese, con una élite di imprese veloci che non sentono la frenata e un corpaccion­e di Pmi molto preoccupat­e per la loro stessa sopravvive­nza. In questo contesto il “partito del Pil” è chiamato a un doppio compito: darsi una piattaform­a capace di andare oltre il tema della Tav e ammettere che corteggiar­e i leghisti di territorio, sperando che ribaltasse­ro la politica economica del governo, si è rivelata una pia illusione.

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