«Non possiamo perdere altri 6 mesi Subito lo sblocco di Tav e cantieri»
Bonomi (Assolombarda): fondi già stanziati
Carlo Bonomi parafrasa il Dalai Lama: «Nessun governo nasce sotto una cattiva stella ma ci sono governi che guardano male il cielo». Attenzione, però: il presidente di Assolombarda, prima territoriale di Confindustria, è tutt’altro che zen: «Basta schermaglie, basta rimbalzi di responsabilità — si scalda fin dalle prime battute —. È ora di fare sul serio per evitare il peggio all’italia e agli italiani».
Per gli industriali la colpa della recessione è tutta del governo giallo-verde?
«No, guardi, già prima delle elezioni abbiamo cominciato a dire che il vento era cambiato. A maggio 2018 ho parlato per la prima volta pubblicamente di recessione. E il governo allora non si era ancora insediato».
Siete stati i soliti gufi?
«Eh, no! Noi imprenditori non possiamo essere pessimisti. Semplicemente un’associazione come Assolombarda ha antenne sensibilissime sui mercati. Vediamo prima quello che sta per arrivare. Purtroppo i nostri avvertimenti non sono stati presi nella dovuta considerazione. La prima responsabilità del governo è non aver letto i numeri dell’economia e non aver voluto ascoltare chi stava lanciando l’allarme».
Ce n’è una seconda?
«Non solo non si è guardata la faccia la congiuntura, si è anche peggiorata la situazione. Penso alla trattativa con l’europa sulla legge di Bilancio: ha lasciato un segno sui fondamentali della nostra economia, sulle aspettative e sulla fiducia degli investitori. Basta vedere l’assestamento dello spread».
E adesso?
«Adesso non ci possiamo permettere di perdere altri sei mesi senza fare nulla. Se non vogliamo andare a sbattere serve un’inversione di rotta. Subito».
Cosa vuol dire in concreto? Il margine d’azione della legge di Bilancio ce lo siamo già giocato su reddito di cittadinanza e quota 100. L’ex ministro Padoan parla già di manovra correttiva...
«Però non possiamo aspettare di monitorare i saldi della legge di Bilancio prima di rimodulare gli interventi. Tergiversando magari per questioni di opportunità politica in vista
delle europee. Ci sono segnali forti a costo zero che vanno dati subito».
A costo zero? Esempi?
«Ci sono 400 cantieri bloccati nonostante i fondi per i lavori siano già stanziati: si nominino 400 commissari e si facciano ripartire subito. Stesso discorso per la Tav».
Far ripartire la Tav metterebbe in difficoltà il M5S con il proprio elettorato. Difficile che ciò avvenga prima delle europee.
«Il Paese viene prima delle valutazioni elettorali. E poi il fatto che tutte le associazioni del Nord produttivo — che poi vuol dire il 45% del Pil e il 55% dell’export — chiedano con un’unica voce che la Tav riparta vale più di qualunque analisi costi benefici. Cos’altro stiamo aspettando?».
Bankitalia vede una crescita dello 0,6% nel 2019. Stima realistica dal vostro osservatorio?
«Possiamo, anzi dobbiamo ribaltare i pronostici. La stima è realistica se lasciamo andare le cose nella direzione attuale. Per il nostro Paese l’avverarsi di questa previsione porterebbe conseguenze gravi. Non possiamo permettercelo. Anche perché la prossima legge di Bilancio parte già in salita con 23 miliardi da trovare per sterilizzare l’aumento dell’iva».
Anche la Germania non è lontana dalla recessione.
«Da noi la situazione è più complessa. Vista la situazione del sistema bancario, temiamo una nuova stretta del credito, tanto per dirne una. Ricordo a tutti che il credito del sistema bancario italiano alle imprese era superiore a 900 miliardi. A fine 2018 siamo scesi sotto i 700 miliardi».
Approfitterete degli sgravi introdotti dal reddito di cittadinanza per chi assume persone in stato di povertà?
«Se si tratta di aiutare chi è in stato di povertà siamo favorevoli. Detto questo, noi assumiamo le persone che ci servono quando ne abbiamo davvero bisogno. Gli sgravi fiscali da soli non sono un motivo per assumere. Al governo dico: non fate sconti alle imprese ma abbassate il cuneo fiscale tutto a favore dei lavoratori. A noi e al Paese fate un favore solo: basta con questo clima di ostilità verso le imprese. Ribaltare la sfiducia di aziende e consumatori si può: solo se il governo lancia un immediato segnale per creare lavoro attraverso investimenti veri, non per decreto».