Nella Lega crescono i dubbi sul reddito Ma Grillo esulta e rievoca Casaleggio
La gioia di Beppe Grillo per il reddito di cittadinanza è tale che il padre del M5S la attribuisce, postuma, anche al co—fondatore Gianroberto Casaleggio: «I due Elevati sono commossi». Assai meno lo sono i leghisti, che trattengono a fatica nervosismo e fastidio nei confronti di una misura che ritengono assistenzialistica, dirigista, difficilissima da applicare e del tutto estranea al loro dna politico.
«Speriamo che il M5S si renda conto di aver partorito una roba cervellotica — si augura un esponente del governo, dietro garanzia di anonimato —. Il reddito è complesso come una malattia autoimmune, ci sono tutte le premesse per un rigetto». Il timore dei leghisti, che già non sopportano l’idea di «dare soldi a chi se ne sta sul divano», riguarda il complicato meccanismo di erogazione e verifica, che potrebbe rendere ardua la riscossione del contributo.
Lo ha confermato plasticamente la foto di rito a Palazzo Chigi. Giovedì sera in conferenza stampa Matteo Salvini ha alzato solo il cartello inneggiante a Quota 100 e si è ben guardato dal prestare la faccia alla misura bandiera di Di Maio. Nel video si vede Rocco Casalino, che gli porge la stampa della slide con entrambe le misure del «decretone» e Salvini che evita di prenderla in mano, neanche fosse un oggetto ustionante. Uno sgarbo? Una furbata? Dallo staff assicurano che la ricostruzione non ha fondamento: «Il vicepremier è soddisfatto, si è raggiunto un buon compromesso».
In realtà, dietro le frasi di circostanza dovute al rispetto del contratto di governo, l’umore dei leghisti non è affatto sereno. Lo confermano i sondaggi, che descrivono l’elettorato di Salvini spaccato come una mela. Il Nordest, terra di industriali e artigiani, è in rivolta. Nella base leghista, che sui temi economici è certo più in sintonia con Forza Italia e Fratelli d’italia, c’è chi teme che il reddito finisca nelle tasche di immigrati e rom e chi guarda al referendum abrogativo lanciato da Giorgia Meloni. Eppure i leghisti non potranno che votarlo compatti. E dovranno anche mandare giù l’esultanza degli alleati, che esploderà il 22 gennaio a Roma nell’evento con Grillo e Davide Casaleggio per festeggiare la misura che, nei sogni del vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio, «sconfiggerà la povertà».
«Rischio rigetto»
Un esponente salviniano del governo: la misura? Malattia autoimmune ad alto rischio rigetto...