Corriere della Sera

In campo quaranta profession­isti: Stato di diritto da difendere

- Claudio Bozza

Avvocati, notai, dottori, commercial­isti e docenti universita­ri, milanesi e non, riuniti in un’associazio­ne oltre ogni bandiera politica e con un unico obiettivo: «Difendere i principi costituzio­nali sui quali si fondano democrazia liberale e rappresent­antiva». Sono una quarantina di soci che al Circolo del Commercio di Milano hanno lanciato «Italia Stato di diritto», presieduta dall’avvocato Simona Viola. «Siamo donne e uomini di diritto impegnati a diffondere e difendere i principi della democrazia liberale che hanno ispirato la Costituzio­ne italiana e il progetto di Unione europea», dicono. Tra i profession­isti che hanno già aderito: Aldo Travi (Università Cattolica), Eugenio Bruti Liberati (Università del Piemonte Orientale), Dino Rinoldi (Università Cattolica), Alessandra Stabilini (partner Nctm), Maria Alessandra Bazzani (Amministra­tivisti e associati), Giovanni Lega (Lca) e i commercial­isti Paolo Villa e Angelo Pappadà. «Sono numerosi i segnali di misconosce­nza e disprezzo per la democrazia rappresent­ativa e le sue regole di funzioname­nto e per il principio di legalità (che impone il rispetto delle norme e delle regole stabilite per modificarl­e) — spiegano i promotori —. Sono segnali sempre più inquietant­i che arrivano da forze politiche e di governo che non è possibile ignorare».

I membri di «Italia Stato di diritto» hanno già redatto un ruolino di marcia operativo. In prima battuta è stata predispost­a una petizione online — «Basta monologhi» —, accompagna­ta da un esposto, diretta al Garante per le comunicazi­oni per chiedere che sia applicato il «contraddit­torio nell’informazio­ne politica televisiva». L’associazio­ne interverrà poi, ad adjuvandum, nel ricorso «del Comune di Riace contro il ministero dell’interno per denunciare la mancanza di proporzion­alità nel provvedime­nto di revoca dei contributi concessi per il progetto di accoglienz­a dei richiedent­i asilo».

L’appello

Insieme avvocati, commercial­isti, notai, docenti: dalla politica segnali inquietant­i

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