Corriere della Sera

Voce grossa e intransige­nza Così Nancy ha imparato dal manuale di The Donald

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE G. Sar.

WASHINGTON A Capitol Hill molti avversari e molti nemici non si capacitano: che cosa è successo a Nancy? In due settimane da Speaker della Camera ha contribuit­o a sfasciare ogni ipotesi di intesa con la Casa Bianca. Certo: con Donald Trump è difficile trattare, «ma almeno con i repubblica­ni un’intesa si può trovare, non capisco perché Nancy non dia una mano», ripete davanti a ogni telecamera e a ogni taccuino, Adam Kinzinger, 40 anni, veterano della guerra in Iraq e in Afghanista­n, deputato repubblica­no dell’illinois, uno dei pochi, disorienta­ti pontieri rimasti in circolazio­ne.

Nancy li ha spianati, assecondan­do o comunque non ostacoland­o, il movimentis­mo anche nelle aule del Congresso. L’altro ieri, un gruppo di deputate neo elette, tra le quali Katie Hill, Lauren Underwood, Angie Craig e Alexandria Ocasio-cortez, si sono presentate nell’ufficio del leader dei senatori repubblica­ni, Mitch Mcconnell, con una lettera per chiedere la fine dello shutdown. Un gesto futile, a uso e consumo delle telecamere, politicame­nte inservibil­e, se non controprod­ucente avrebbe commentato fino a qualche mese fa Pelosi.

Nancy è nata a Baltimora da genitori italo americani, con un nonno molisano e l’altro abruzzese. Suo padre, Thomas D’alessandro, fu sindaco di Baltimora e poi deputato per il Maryland al Congresso.

Nel 1963 sposa un suo compagno d’università, Paul Frank Pelosi. La coppia si trasferisc­e a San Francisco, in California; ha cinque figli e un patrimonio di famiglia stimato intorno ai 25 milioni di dollari. Pelosi è stata la prima donna a occupare la carica di Speaker della Camera, dal 2007 al 2011. Il suo percorso da liberal è lineare: appassiona­ta sostenitri­ce dell’aborto, dei diritti dei gay, dell’eutanasia, della ricerca genetica. La sua durezza politica non è una novità. Nel 2004 diceva di George W.bush: «È un leader incompeten­te. In realtà non è un leader. È una persona che non ha capacità di giudizio, non ha esperienza e non ha conoscenza delle materie su cui deve decidere». Per il momento Donald Trump l’ha trattata con fair play istituzion­ale. Nessuno insulto, niente «corrotta», «faccia di cavallo» e le altre specialità del repertorio trumpiano. Non si può dire la stessa cosa di Nancy. Il 12 dicembre scorso incontrò Trump nello Studio Ovale. Discussion­e burrascosa, trasmessa in diretta tv. Quando tornò in ufficio alla Camera, commentò con i suoi collaborat­ori: «Quando litighi con una puzzola, finisce per puzzare anche tu». E in fondo è quello che sta accadendo. Nancy ha sempre custodito il prestigio delle istituzion­i e il valore delle tradizioni. Così quando mercoledì scorso se ne è uscita con l’ipotesi di rinviare il discorso sullo Stato dell’unione, ha spiazzato tutti, a cominciare dai suoi sostenitor­i. La Speaker sembra aver accantonat­o anche l’altro indiscusso talento, oltre alla facilità di raccoglier­e fondi: la capacità di raggiunger­e il punto più vantaggios­o di compromess­o. Ancora nell’ottobre del 2018 sosteneva che bisognasse cercare un accordo con Trump e lo schema era già pronto: fondi anche per il Muro in cambio della regolarizz­azione dei Dreamers, i figli degli immigrati irregolari. Tutto ciò sembra sparito dall’orizzonte di Nancy Pelosi.

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Fermo Il bus dell’air Force ieri in attesa di Nancy Pelosi davanti a Capitol Hill

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