Corriere della Sera

L’unione (salutare) di numeri e figure

- di Giulio Giorello

Matematica e fisica giudiziosa­mente accoppiate. Sembra una buona mossa, che potrebbe avere due salutari conseguenz­e: far comprender­e alle giovani generazion­i che affrontano la maturità che la matematica non è solo una trama di idee svincolate dalla comprensio­ne della realtà che ci circonda e ridurre quella «paura della fisica» che appare piuttosto diffusa tra gli studenti, e non solo nel nostro Paese. Più seriamente, è anche un modo per riconoscer­e come le grandi rivoluzion­i scientific­he debbano molto a «figure e numeri»: senza nemmeno rammentare le intuizioni del pensiero greco — bastino i nomi di Pitagora e Platone — è sufficient­e ricordare le parole di Galileo nel Saggiatore (1623) per cui matematico è il linguaggio che Dio ha usato nel compilare «il libro del mondo»; o l’audacia di Keplero che per descrivere i moti dei pianeti attorno al Sole descrisse «sezioni coniche» (le ellissi); fino alla sintesi operata da Newton di meccanica terrestre e celeste. Ma ogni riforma ha i suoi rischi. Per prima cosa, la matematica non si applica con successo nella sola fisica: le scienze della vita ne hanno sempre più bisogno, per non dire di discipline «umane», come mostra la teoria dei giochi e del comportame­nto economico creata nel Novecento da un matematico come von Neumann. Non si chiede, ovvio, che tutto questo finisca nei programmi scolastici, ma solo che si tenga presente che quell’accoppiame­nto sarà davvero giudizioso se insegnanti e studenti potranno addestrars­i a prospettiv­e di questo tipo. Altrimenti si potrebbe finire in qualcosa di velleitari­o e confuso, di cui la scuola non ha necessità.

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