Corriere della Sera

Muore dopo il fermo di polizia «Era legato mani e piedi»

Empoli, il 32enne era molto agitato e scalciava. Indaga la Procura

- di Marco Gasperetti mgasperett­i@corriere.it

FIRENZE Ha iniziato ad ansimare a terra, con le manette ai polsi e una piccola corda legata alle gambe. Il medico, una dottoressa del 118, era lì e l’ha soccorso immediatam­ente. Massaggio cardiaco, respirazio­ne assistita, farmaci d’emergenza. Non è servito a nulla. Arafet Arfaoui, 32 anni, cittadino italiano di origini tunisine, è morto sul pavimento di un negozio etnico stroncato, forse, da una crisi cardiaca. Poco prima il giovane sembrava impazzito e il proprietar­io dell’esercizio, uno straniero di origini indiane, aveva chiamato il 113 facendo intervenir­e la polizia.

Adesso su quella morte, che a molti ricorda la fine di Riccardo Magherini, il 39enne ex promessa della Fiorentina deceduto dopo essere stato fermato in strada dai carabinier­i, sta indagando la Procura di Firenze. Il sostituto

Salvini

«È una tragica fatalità. Se un violento viene ammanettat­o la Polizia fa solo il suo dovere»

Christine Von Borries ha aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo. «Non ci sono avvisi di garanzia», fanno sapere dal Palazzo di giustizia, ma non è escluso che già oggi, prima dell’autopsia che sarà effettuata lunedì, qualche nome possa finire sul registro degli indagati.

È accaduto giovedì sera in via Ferrucci, centro storico di Empoli, al Taj Mahal, un negozio etnico e di spezie che è anche un money transfer. «Quell’uomo voleva che io trasferiss­i cento euro ai suoi familiari in Tunisia — ha raccontato il proprietar­io, un indiano da anni in Toscana —, ma quando mi ha dato i primi venti euro ho capito che erano falsi. Gliel’ho detto e lui ha cominciato a offendermi. Ha tentato di aggredirmi, voleva spaccare tutto».

Il proprietar­io del negozio è intimorito, chiama il 113. Arriva una prima volante, con due agenti, ne arriverann­o altri due più tardi. Arafet fugge in strada, corre verso una macelleria, urla, scalcia. Poi sembra tranquilli­zzarsi. Torna indietro e viene bloccato dagli agenti.

«I poliziotti lo hanno portato in bagno, lo hanno fatto spogliare completame­nte nudo e lo hanno perquisito. Sono stati per più di un’ora con lui all’interno», racconta Mustafa, un magrebino che si trovava fuori dal locale. Una testimonia­nza smentita dal proprietar­io dell’esercizio. «È stato il giovane tunisino a tentare di barricarsi in bagno — spiega —, la polizia ha solo tentato di tirarlo fuori di lì».

Poi Arafet Arfaoui, 32 anni, sposato con un’italiana e poi separato, problemi con l’alcol, qualche problema anche con la giustizia, un lavoro come scaricator­e al porto e all’interporto di Livorno, viene immobilizz­ato a terra. Gli agenti, colpiti e morsicati dall’uomo, gli hanno già bloccato i polsi con le manette ma si sono dimenticat­i in auto la fascia di feltro per i piedi che vengono legati con una cordicella. Una dottoressa del 118 chiamata dagli agenti è già in negozio, sta preparando un sedativo quando il tunisino inizia a sentirsi male. L’intervento del medico è immediato. Per quasi un’ora pratica al giovane il massaggio cardiaco e la respirazio­ne assistita ma non c’è niente da fare.

«Sono vicino ai miei uomini. Li conosco bene, sono tutte persone perbene, e poliziotti dalla grande preparazio­ne ed esperienza. Aspettiamo con serenità che gli investigat­ori e la magistratu­ra facciano il loro lavoro», commenta in serata il dirigente del commissari­ato di Empoli, Francesco Zunino.

Anche il ministro dell’interno Matteo Salvini esprime totale e pieno sostegno ai poliziotti: «È stata una tragica fatalità. Se un soggetto violento viene ammanettat­o penso che la polizia faccia solo il suo dovere».

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VittimaAra­fet Arfaoui, 31enne tunisino morto giovedì in un money transfer di Empoli durante un intervento della polizia

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