Rimborsi gonfiati al Pirellone: 20 mesi al capo dei senatori leghisti
La difesa di Romeo: era un sistema da 30 anni. Tra i 52 condannati Bossi jr e Minetti
ROMA A poter eventualmente temere qualcosa dal processo sui rimborsi gonfiati al Pirellone, anche se chissà dopo quanto tempo, era una sparuta pattuglia di cinque deputati-ex consiglieri regionali lombardi tra i quali Massimiliano Romeo, capogruppo del Carroccio al Senato, che sarebbero decaduti dal Parlamento per la legge Severino se i giudici avessero accolto la richiesta del pm di condannarli a 2 anni e 2 mesi di carcere per peculato, e se questa fosse stata confermata un domani in Cassazione. Invece sono stati tutti condannati a un anno e otto mesi con la condizionale, quattro meno del limite della Severino. Nessun altro dei 52 imputati che hanno subito pene tra i 17 mesi e i 4 anni e otto mesi, ma non hanno seggi, avrà questa preoccupazione, men che meno due europarlamentari per i quali la Severino non vale.
Il processo riguarda i consiglieri regionali lombardi di centrodestra e centrosinistra che, in carica tra il 2008 e il 2011, senza una giustificazione legale si sono messi in tasca quasi tre milioni, ha sostenuto l’accusa del pm Paolo Filippini che ha visto accogliere quasi per intero le sue richieste dai giudici del Tribunale. Oltre a Romeo, nel gruppetto di parlamentari-ex consiglieri ci sono Fabrizio Cecchetti e Jari Colla, anche loro della Lega, Alessandro Colucci, Gruppo misto, e Ugo Parolo, leghista, condannato a diciotto mesi, ma per il quale ne erano stati chiesti ventidue.
«Se c’era un sistema, c’era certamente da trent’anni e loro lo hanno ereditato in buona fede», commenta il difensore di Romeo, l’avvocato Jacopo Pensa, che aveva chiesto ai giudici di rinviare la sentenza in attesa dell’entrata in vigore della «spazzacorrotti» che «ha una norma più adeguata alle condotte contestate», aggiunge riferendosi alla nuova «indebita percezione di erogazioni» varata dal governo che ha sollevato forti polemiche dalle opposizioni che temono possa favorire gli accusati di questi illeciti.
Nel processo, cominciato nel luglio del 2015, le difese hanno sostenuto che gli imputati erano tutti convinti di Massimiliano Romeo
Il capogruppo della Lega al Senato è stato condannato a 1 anno e 8 mesi (pena sospesa) «per essersi appropriato della somma di 21.917 euro» attraverso «spese estranee all’esercizio delle funzioni istituzionali» tra il 2010 e il 2012 La vicenda
● Si chiude con 52 condanne e 5 assoluzioni il processo agli ex consiglieri regionali lombardi accusati di peculato, e in qualche caso di truffa, per avere speso in modo illecito i fondi pubblici
● Il processo era iniziato il primo luglio 2015 per concludersi soltanto ieri L’ex igienista dentale dell’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e poi consigliera regionale di Forza Italia è stata condannata anche lei a 1 anno e 8 mesi dal tribunale di Milano per le presunte «spese pazze» pari a 19.651 euro
poter utilizzare i fondi come volevano, se ritenevano che le spese avessero un qualche legame con il mandato istituzionale. Molti hanno dichiarato di essersi attenuti alle istruzioni dei funzionari della Regione in quella che era una prassi. «Erano consapevoli» di stare usando il denaro in modo illegale, aveva invece replicato Filippini chiedendo le condanne nel marzo di due anni fa.
Secondo il magistrato, i fondi erano diventati un «salario accessorio» per i consiglieri che li usavano anche per rafforzare il consenso a loro favore finanziando, ad esempio, manifestazioni e feste di paese. Per la Procura di Milano, che iniziò le indagini addirittura nel 2012, la maggior parte dei soldi, ben il 70 per cento, sono usciti dalla casse della Regione per mangiare, Renzo Bossi
Più pesante la pena inflitta a Renzo Bossi, figlio del «Senatur» Umberto: 2 anni e 6 mesi. Gli vengono contestate spese per quasi 16 mila euro anche in biscotti, caffè, altre bevande, brioche farcite, spremute e due spazzolini
sia in frugali colazioni al bar sia in pranzi luculliani nei ristoranti stellati, anche per decine di persone alla volta. Il resto è servito a pagare le cose più varie. Si va da tanta benzina per la macchina, al treno, al taxi, all’aereo, al tram e perfino al gratta e vinci, alle sigarette, al frigorifero e alle cartucce per la caccia.
Ci sono casi-limite come quello del leghista Stefano Galli che fece avere una consulenza da 196 mila euro al genero Corrado Paroli (condannato a 18 mesi) che non aveva i requisiti per svolgerla. Fu sempre lui a mettere in nota spese 6.183 euro per il pranzo del matrimonio della figlia con Paroli. Galli è stato condannato a 4 anni e 8 mesi, il pm aveva chiesto 6 anni. Condannati anche Renzo Bossi (2 anni e 6 mesi), figlio del fondatore della Lega, l’ex Pdl Nicole Minetti (un anno e 8 mesi) e i parlamentari europei Stefano Maullu e Angelo Ciocca, Lega, entrambi a un anno e 6 mesi. Sei le assoluzioni, tra cui quella dell’ex presidente del Consiglio regionale Davide Boni (4 anni) e di alcuni ex assessori. «Le norme sui rimborsi sono incomplete e scritte male, occorre un intervento del legislatore», dichiara l’avvocato Domenico Aiello, che assiste sei leghisti. Quasi tutti gli imputati hanno già risarcito il danno in Corte dei conti.
Tra gli scontrini C’erano sigarette, pasti in ristoranti stellati, gratta e vinci e perfino cartucce per la caccia